Superate sia le difficoltà sia del 2021 che del 2022, l’anno con le performances più negative dell’ultima decade, gli indici azionari americani hanno ripreso la corsa al rialzo, inanellando una stagione molto positiva sin dallo scorso ottobre, incuranti dell’aumento dei tassi di interesse, della crescita dell’inflazione, del peggioramento del quadro macro economico nonchè del persistere delle tensioni politiche nel conflitto bellico in Europa orientale.
WALL STREET VA PER LA SUA STRADA
Questo primo semestre dell’anno ha registrato un andamento alquanto surreale, in quanto Wall Street ha ignorato anche la crisi domestica delle Banche regionali, una bomba ad orologeria solo in parte disinnescata e pronta di nuovo ad esplodere ad ogni impennata dei rendimenti obbligazionari.
Il Nasdaq ha messo a segno un progresso del 41% nei primi sei mesi dell’anno, un risultato che non accadeva da oltre quarant’anni.
Tutte le incertezze, macro e micro economiche, indicate all’inizio di questa analisi hanno lasciato spazio alla liquidità ancora molto sostenuta nel sistema finanziario, che continua a riversarsi sempre nei mercati azionari dando lustro alle quotazioni.
UN MERCATO AZIONARIO ANOMALO
Il rialzo si è concentrato tuttavia quasi esclusivamente sul settore tecnologico. Lo S&P500 ha guadagnato nel primo semestre solo il 12% sostanzialmente grazie alla performance dei sette titoli tecnologici a più larga capitalizzazione che da soli hanno registrato un progresso superiore al 50%.
I PILASTRI DI WALL STREET
Enunciati i punti deboli del mercato americano, vediamo ora quali sono invece le certezze sulle quali Wall Street punta per replicare, o perlomeno mantenere, lo stesso risultato anche nel secondo semestre.
Sicuramente l’euforia è un elemento trainante non indifferente. Da ottobre lo S&P500 sfiora un rialzo del 20% in un contesto macroeconomico piuttosto complicato ed in accertato deterioramento, per quanto più in Europa che negli Stati Uniti.
Qualora anche fossimo in un “bear market rally” si tratta comunque di un periodo di crescita dei listini assai esteso. Superata infatti la soglia dei 4.200 punti ad inizio giugno, dopo numerosi tentativi, lo S&P500 è salito di slancio fino a 4.450, trascinando anche gli scettici che erano rimasti alla finestra o che sono stati costretti a chiudere le posizioni ribassiste, alimentando l’ulteriore rialzo.
All’inizio di una nuova stagione di dati trimestrali che usciranno già da questa settimana, il mercato potrebbe sbandare cedendo qualche punto percentuale ma non si intravedono ancora le possibilità di una correzione più decisa o di una decisa ripresa del downtrend.
LE INCOGNITE PER WALL STREET
Di tutti i rischi e le incertezze che possono gravare in questi ultimi mesi sull’andamento dei mercati finanziaria azionari, la più rilevante è probabilmente la dinamica dei tassi di interesse.
Wall Street ha infatti rallentato la sua corsa nelle ultime settimane in reazione all’impennata dei rendimenti obbligazionari. Nello specifico il Tbond (titolo decennale governativo) è passato dal 3,60% al 4,05% in poche sedute, mentre il titolo biennale ha superato per un momento anche la soglia del cinque per cento.
Tale risalita contrasta con la convinzione iniziale che la Federal Reserve abbia terminato il suo percorso di rialzo dei tassi, iniziato nel 2021.
In realtà le ultime indicazioni di un mercato del lavoro ancora molto resistente ed una crescita dell’economia ancora piuttosto robusta anche nel primo semestre lasciano intravedere un’ulteriore accelerazione della politica monetaria restrittiva nell’intento di combattere l’inflazione, la quale ha smesso di crescere, ma non ha ancora iniziato a diminuire.
La persistente risalita dei tassi di interesse, che potrebbe anche ulteriormente accelerare, potrebbe dare fastidio a Wall Street, provocando un ulteriore travaso verso il mercato obbligazionario, sempre più remunerativo.
Inoltre i rendimenti così elevati potrebbero mettere di nuovo sotto pressione le banche regionali ed estendersi questa volta anche alle più note ed a larga capitalizzazione in virtù delle perdite registrate sui titoli obbligazionari in portafoglio.
IL DOLLARO
Un ruolo non indifferente nella dinamica dei mercati finanziari internazionali è svolto dalla divisa americana, ancora la più scambiata, la cui leadership è sempre più messa a dura prova anche dalla crescita dei Paesi BRICS.
Questi ultimi, infatti, non solo sono in via di allargamento, ma stanno proponendo la coniazione di una nuova moneta, che sarà presumibilmente legata all’oro, indebolendo ulteriormente il biglietto verde. Quest’ultimo è già sotto pressione negli ultimi mesi, malgrado l’incremento dei tassi di interesse che dovrebbe renderlo più attrattivo.
La debolezza del dollaro nelle prossime settimane/mesi è una delle ulteriori incognite che potrebbe pesare sulla performance di Wall Street.
LE ALTRE ASSET CLASS
Si tratta di criptovalute e materie prime. Tralasciamo le prime, troppo volatili e di difficile interpretazione, per concentrarci, invece, sulle seconde.
Tra i metalli preziosi oro, argento e platino stanno soffrendo il combinato di elevata inflazione e tassi di interesse e potrebbero presto allungare nel caso di un rallentamento di entrambi.
Tra quelle agricole, mais e frumento potrebbero sfruttare le incertezze della guerra in Ucraina e la siccità nel Midwest americano per apprezzarsi nelle prossime settimane.