Guardando ai rischi che incombono sui vari Paesi emergenti, il Sud Africa è quello che sembra più fragile ad una prossima crisi, con un numero crescente di analisti ed osservatori che incrementano gli allarmi. Ecco i principali rischi da considerare per un Paese bellissimo pieno di risorse naturali, ma anche di contraddizioni etniche e sociali.
1) Proprio nel settore minerario, i recenti scioperi sono stati devastanti per l’economia nazionale. La sensazione è che non siano però ancora finiti. Recentemente ci sono stati diversi scioperi che hanno coinvolto 220k maestranze, dirigenti ed operai, in tutte le miniere di platino del Paese, causando grossi danni all’economia locale. L’astensione dal lavoro ha generato infatti mancati ricavi per lo specifico settore per $2.25 miliardi.
Anche la filiale sudafricana della General Motors ha fermato la produzione a causa di uno sciopero dei suoi fornitori. In generale, le organizzazioni sindacali stanno diventando sempre più bellicose, chiedendo una più massiccia ridistribuzione del reddito. La disoccupazione rimane a livelli altissimi con tassi intorno al 25% e punte del 40% tra la popolazione di colore, larga maggioranza nel Paese.
2) In questo scenario che si sta indebolendo, le banche stanno stringendo il credito per il crescere dei defaults. Privati e società sono infatti sempre sotto maggiore pressione.
3) La capacità di spesa non è stata agevolata dalla salita del tasso di inflazione, che è la diretta conseguenza della svalutazione del rand nei due anni passati. La crescita dei prezzi ha esacerbato la richiesta di incrementi salariali, che ha portato agli scioperi che si sono verificati recentemente nel Paese.
4) Il livello di debito sta crescendo in modo superiore rispetto agli altri BRICS, mentre la crescita stenta a decollare con un Pil che sale a tassi modesti per un Paese emergente. Con una moneta che continua a svalutarsi, questi problemi sono destinati ad accentuarsi nel breve periodo.
5) Il tasso di disoccupazione, già elevato (quello ufficiale è al 25%), continua a peggiorare ed alcuni lo considerano una vera bomba ad orologeria. La disoccupazione giovanile si attesta al 36%, ma molti economisti sono convinti che il vero tasso arrivi al 50%. Solo il 37% della popolazione tra i 15 e i 34 anni ha conseguito un diploma di scuola media superiore. Tra coloro che invece hanno abbandonato la scuola, il tasso ufficiale sale al 47%. Un decennio fa una persona con un diploma aveva il 50% di possibilità di trovare un lavoro, oggi invece solo il 30%. Si stima che oltre 3.2 milioni di giovani sudafricani siano disoccupati o non studino, mentre i due terzi dei senza lavoro nel Paese a fine 2013 sono nella fascia di età sotto i 35 anni, uno scenario molto pericoloso per la futura crescita della nazione africana.
In sintesi il Sud Africa, per chi ha avuto la fortuna di visitarlo, è un Paese di incredibili bellezze naturali e ricco di abbondanti risorse nel sottosuolo che lo annoverano tra le principali potenze minerarie mondiali, al pari di nazioni molto più vaste territorialmente, quali Cina, Australia e Canada. Tuttavia, dopo anni di sottoinvestimenti le sue infrastrutture sono diventate vecchie ed obsolete, con deficit di energia inadeguati per supportare la crescita, con continui blackouts che fanno ormai parte della vita quotidiana, come in India e Brasile.
Le fuga di cervelli dal Paese, verso il mondo anglosassone, prosegue da anni e tende ad incrementarsi per la mancanza di una politica economica non ben definita. Anche la strategia di ridistribuzione della terra ha fatto crescere preoccupazioni che si possa ripetere il caso del vicino Zimbabwe, dove le terre furono espropriate ai bianchi e ridistribuite ai neri, facendo piombare il Paese nel caos. Questo populismo dilagante si sta allargando anche agli investimenti minerari con una forte schiera politica che preme per nazionalizzare le miniere, mettendo a rischio investimenti e minando ulteriormente la crescita economica.