Matteo Renzi irrompe come un “caterpillar” nella vita politica italiana. Negli ultimi 12 mesi ha perso le primarie del PD contro Bersani. Ha lasciato che il piacentino facesse inspiegabilmente “harakiri” perdendo le elezioni e non riuscendo a formare un nuovo governo. Negli ultimi tre mesi ha messo in campo tutte le truppe con una violenta accelerazione. A dicembre ha stravinto le nuove primarie contro Cuperlo e Civati; ha inferto una serie di colpi ai fianchi al Governo e ha lanciato un siluro al vice ministro dell’economia Fassina, compagno di partito, che si è dimesso dall’incarico, fino ad arrivare a commissariare il governo del suo compagno di partito Enrico Letta, reo di inerzia politica nell’ennesimo momento economico delicato per il Paese.
Renzi sale sul palcoscenico dalla porta di servizio. Sarà il terzo premier consecutivo senza essere democraticamente eletto. Le critiche si sprecano: arrogante, presuntuoso, inesperto e brucerà la sua carriera politica altrettanto velocemente, quanto la sua ascesa.
Posso anche condividere le prime due affermazioni almeno per la modalità un po’ da “cow boy” che ha utilizzato per far fuori senza mezzi termini Letta, compagno di partito e presidente del consiglio stimato all’estero.
Un suicidio politico prendere lo corona senza vincere la guerra? Non credo. Il sindaco di Firenze ha le informazioni economiche precise dai suoi contatti nella City. Questi ultimi gli hanno fatto capire che nei prossimi mesi Stati Uniti e Cina rallenteranno, così sembra dai primi dati dell’anno, e che l’Abenomics giapponese è già al capolinea. La ripresa europea è, come si è visto, troppo debole e presto torneranno turbolenze sui mercati europei, presumibilmente in coincidenza con le elezioni europee di maggio dove spireranno venti secessionisti e ultraconservatori che metteranno in discussione la tenuta del’Europa e dell’euro.
Renzi non ha pazienza, è un personaggio mediatico che compare in TV due volte al giorno. Questa caratteristica però può diventare controproducente se replicata per settimane. Inoltre nel ruolo di presidente del PD sarebbe rimasto ai margini della campagna elettorale europea, stritolato tra Berlusconi e Grillo, che lo avrebbero preso di mira. Infine nei prossimi giorni arriverà pure Passera con il suo pistolotto di 194 pagine, per qualche nostalgica vecchietta, ancora convinta che il governo Monti ci abbia salvato dal satrapo Berlusconi.
Meglio anticipare, quindi. I conti a casa Italia non quadrano, malgrado oltre 100 miliardi di manovre fiscali sostenute dai cittadini nell’ultimo triennio. Debito/Pil al 133%, disoccupazione al 12,7% (quella giovanile al 41%), milioni di posti di lavoro persi, produttività scesa del -25% in cinque anni e oltre 9 punti di Pil persi nello stesso periodo, pari a 150mld di euro. Una voragine. In aggiunta il Pil è cresciuto nel trimestre scorso solo del +0,1%, dopo nove di calo consecutivo, “peanuts”, come direbbero gli americani!
“Peggio di così è dura” avrà pensato dopo che da Londra gli hanno confermato che rischiamo la ristrutturazione del debito, terzo al mondo in valore assoluto e secondo in percentuale sul Pil in Europa, solo dietro alla Grecia (168%). “Il tempo è scaduto e dobbiamo approfittare di questa relativa calma apparente dei mercati con gli spread ai minimi storici, ben consapevoli che non durerà. Cosa ci perdo? Al limite la faccia, visto che prima di me hanno fallito in serie un noto imprenditore (Berlusconi), due economisti affermati (Prodi e Monti), un politico di professione molto preparato e stimato che ha fatto tutta la gavetta (Letta)” prosegue il ragionamento del nostro futuro primo ministro.
L’ambizione non gli manca, ma la fretta è dovuta alla consapevolezza o speranza che si possa ancora fare qualcosa per il nostro Paese. L’Italia e l’economia mondiale sono ormai navi alla deriva. Le politiche economiche adottate negli ultimi anni, austerità e monetarismo sfrenato, non sono state risolutive, anzi hanno fatto ulteriori disastri irreparabili, ma sono servite per prendere tempo e spostare in avanti il tempo del prossimo dissesto finanziario. Debiti cresciuti e nessun Paese in Europa, Germania compresa, che abbia raggiunto il pareggio di bilancio.
L’esperienza da sindaco in anni di recessione gli sarà sicuramente utile per essere concreto. Di certo non ripeterà gli errori del governo Monti o l’inerzia del suo predecessore, per rimanere solo agli ultimi due esecutivi.
Ci sono però alcuni problemi. Renzi non è uomo di sinistra, anche se è il segretario del principale partito di quello schieramento. Le politiche economiche dei suoi amici londinesi sono più liberiste che sociali. All’interno del suo partito lo aspettano al varco. Giustamente lui vuole abbassare le tasse ed in modo definitivo. Un salto dell’asticella, ma senza l’asta. PD, alleati di Governo, opposizione, UE (Oli Rehn e Barroso), Germania (Merkel), Bce (Draghi) non glielo consentiranno.
Vediamo se avrà il coraggio e la possibilità di mettersi di traverso. Me lo sarei aspettato da Monti, che invece si è dimostrato un umile soldatino al servizio dell’establishment teutonico, mentre con la sua credibilità internazionale avrebbe dovuto prendere tempo per fare le manovre con i tempi corretti. Invece ha servito ad un bambino una medicina con dose da cavallo con il risultato disastroso che ancora paghiamo.
Da economista so che anche questo tentativo andrà in fumo, non per demeriti della persona, ma per la gravità del contesto economico internazionale e domestico. Per simpatia gli concedo un 20% di probabilità di successo perché ha il coraggio di metterci la faccia, dote rara per un politico nostrano. Cercheranno presto di farlo deragliare perché pochi in Italia sono consapevoli di quale grosso rischio il Paese stia correndo, ma soprattutto non vogliono cedere i loro pesanti privilegi.
Da cittadino vorrei invece che riuscisse a darci qualche segnale di cambiamento vero. Non economico perché anche con Renzi andremo ancora peggio, prima di poter migliorare, ma di giustizia ed equità. Basta sovvenzionare aziende decotte come Fiat ed Alitalia e dimenticarsi dell’imprenditoria che chiude e fa PIL con migliaia di imprenditori che si sono suicidati, abbandonati dallo Stato.
Stipendi e pensioni eque con riduzione di quelli dei manager pubblici, magistrati che guadagnano il triplo dei medici ma che non sono controllati sull’orario di servizio e godono di impunità se sbagliano, mentre i secondi vengono processati e devono farsi una assicurazione personale a proprie spese. Pesi e misure diverse, come chi si spezza la schiena per 700€ al mese e vede politici che ne guadagnano fino a 15.000 che però, non soddisfatti, rubano o chiedono rimborsi spese (truffa) che non competono loro.
Finisco con i costi della politica ed un sorriso amaro. Monti e Letta ne avevano fatto una bandiera del loro programma, ma non abbiamo visto neanche le briciole. Renzi né parla quasi quotidianamente. Vediamo se avrà il coraggio di tagliare quel sottobosco di partecipate, piene di politici trombati, di cui non si conoscono il numero ed il costo, di alzare la scontro con Bruxelles e Francoforte per abbassare una pressione fiscale vergognosa, in assoluto e per i servizi erogati, di ridarci un po’ di vera credibilità internazionale facendo la voce grossa con l’Europa e la Nato per riportare a casa i nostri due marò dall’India.
Credo che Renzi sia veramente l’ultima spiaggia. Tentare ci costa ormai poco, visto quello che ci hanno già tolto nell’ultimo triennio, sperare invece nulla. Se anche lui dovesse fallire, ci aspetta solo la Troika.
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