Tuesday 03rd December 2024,
Pinguinoeconomico

PIL USA – LA CRESCITA SI INDEBOLISCE

La prima pubblicazione della crescita del primo trimestre degli Stati Uniti rilasciata la scorsa settimana si è fermata al 2,3%, un risultato al di sopra delle aspettative rispetto al +2,1% previsto, ma inferiore alla media degli ultimi tre trimestri pari al +3,1%.

Il dato è in linea con la crescita degli ultimi nove anni (linea rossa) che seguono l’ultima recessione americana, ma più basso rispetto alla media dal 1948 ad oggi che si attesta al 3,1% (linea blu).

In definitiva, il risultato conferma che la crescita dell’economia americana è ancora forte nel momento in cui il ciclo economico attuale è diventato il secondo più longevo di sempre, dietro solo all’ultima decade del precedente millennio. Qualora il Pil dovesse essere positivo a fine luglio, esito molto probabile, l’attuale fase espansiva diventerebbe la più lunga di sempre.

Alla base di questo ciclo economico così lungo vi sono fattori demografici e l’aumento della globalizzazione, ma anche un intervento straordinario della Banca Centrale statunitense a sostegno della ripresa economica. Da ultimo, anche la riforma fiscale dell’amministrazione Trump, che agevola ulteriormente le società domestiche.

Tornando al primo trimestre, il dato tende ad essere più debole da alcuni anni rispetto ai successivi altri tre periodi dell’anno. Dal 2010, la media della crescita dei primi tre mesi si attesta ad un +1,3% rispetto ad un tasso annuale del 2,5%, dal secondo al quarto, in particolare per fattori climatici negativi (inverni rigidi e nevosi).

La proiezione di crescita per il corrente anno si attesta tra il 2,4 ed il 2,8%, al di sopra della media degli ultimi anni ed uno tra i livelli più elevati dell’ultimo decennio, ma potrebbe anche diminuire sensibilmente in virtù dell’aumento dei tassi di interesse, dell’incremento del prezzo del greggio e dell’imprevista forza del dollaro.

I tre mesi precedenti hanno beneficiato di consumi privati molto sostenuti, seppur non ai livelli della fine del 2017, e di una buona intonazione delle esportazioni confermando la continuazione di una fase di espansione ancora florida.

Anche il dato sull’attività manifatturiera domestica del mese di aprile, pubblicato ad inizio settimana, il migliore da metà 2016, conforta in merito ad un buon andamento anche del corrente trimestre.

Il ritmo di crescita è tuttavia piuttosto modesto, se si considera l’entità dell’intervento sia fiscale che monetario negli ultimi anni, mentre preoccupa il progressivo disimpegno della Fed, con la riduzione degli assets a bilancio (titoli pubblici) iniziata dall’ottobre 2017, che ha fatto da stampella all’economia a stelle e strisce negli ultimi nove anni.

 

COMMENTO

L’attuale crescita del Pil non mostra attualmente alcun segnale di cedimento e si mantiene stabile sui livelli degli anni precedenti.

Tuttavia, le pressioni inflazionistiche cominciano ad intensificarsi, anche in virtù di un mercato del lavoro in piena occupazione, che potrebbe portare ad incrementi dei salari nei prossimi mesi.

L’uscita graduale della Fed dal programma di Quantitave Easing mette a rischio questa crescita, che rimane minacciata soprattutto dal rialzo dei tassi di interesse. Quest’ultimo è stato veramente repentino da inizio anno e potrebbe ulteriormente aumentare nei prossimi mesi, appesantendo una economia che è già molto indebitata sia a livello privato che societario, ma anche statale/governativo (debito pubblico).

Da ultimo assistiamo ad una imprevista, dalla gran parte degli analisti, rivalutazione del dollaro che potrebbe indebolire le esportazioni americane già colpite dalle prime schermaglie di una guerra tariffaria planetaria.

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