Ad inizio del mese di ottobre, l’oro è inspiegabilmente precipitato ai minimi degli ultimi quattro mesi sfiorando la soglia dei 1.250 dollari l’oncia, livello dal quale è riuscito a rimbalzare solo la scorsa settimana, in virtù della nuova turbolenza iniziata sui mercati azionari.
La principale giustificazione di questo movimento ribassista in corso su questo “asset” è stata ricondotta all’imminente rialzo dei tassi di interesse americani da parte della Federal Reserve ed al conseguente cospicuo apprezzamento del metallo giallo.
E’ davvero questo il motivo del “sell off” sull’oro?
Diversi esperti pensano, al contrario, che l’oro sia manipolato dalle banche le quali, tuttavia, rischiano di essere travolte da questo gioco pericoloso quando il trucco sarà scoperto.
Risulta di fatto significativa la vendita improvvisa di 1.000 tonnellate di “paper gold”.
Tuttavia, il paper gold non è l’oro fisico, ma un certificato. Con il paper gold non si possiede l’oro, ma una promessa di ricevere oro fisico. La differenza non è solo sostanziale ma anche di assunzione del rischio. Detenendo il paper gold si è creditori verso una società – che può essere una banca, un ETF quotato al New York Stock Exchange, o un altro attore dello scenario finanziario mondiale – che emette questi certificati paper gold. Ciò significa che si è sottoposti al rischio della controparte. Chi possiede oro fisico non ha invece alcun rischio ed esercita il pieno controllo dell’asset che detiene. Le vendite delle scorse settimane hanno interessato soprattutto il paper gold.
La posizione attendista o restrittiva della Fed ha una scarsa rilevanza sui metalli preziosi, in quanto sia l’oro che le quotazioni dell’argento hanno già scontato la possibilità che i tassi di interesse vengano prima o poi di nuovo alzati.
In sintesi, la flessione dell’oro ha l’obiettivo principale di distogliere l’attenzione degli operatori da quello che è il vero problema: la debole ripresa orchestrata dalle Banche Centrali.
Il calo dell’oro presume, infatti, che non ci siano tensioni nelle economie planetarie, che le preoccupazioni globali possano essere dimenticate, quali quelle ad esempio delle banche europee, i reiterati timori per la salute dell’economia cinese o l’attesa per l’esito delle presidenziali americane, ormai alle porte.
Pertanto, i valori attuali così depressi non hanno resistito a lungo e sono già tornati a crescere non essendo riusciti a bucare il forte supporto a 1.250 dollari l’oncia. Al primo segnale di inversione, i prezzi si sono già riportati a ridosso della resistenza psicologica a 1.300 dollari.
Tale pensiero è condiviso da diversi analisti che sostengono che il “sentiment” ribassista sull’oro non abbia le basi per proseguire. Secondo tale teoria i mercati del paper gold sono tra i principali “schemi di Ponzi” della storia del mondo, con centinaia di pezzi di carta emessi a fronte di una sola oncia di metallo fisico disponibile.
Ed è per tale ragione che gli investitori più accorti stanno sfruttando questa interferenza di mercato per acquistare la maggior quantità disponibile di metallo fisico, non solo di oro ma anche di argento.