Le dichiarazioni dell’OCSE ed il deludente dato del mercato del lavoro americano del mese di maggio spiazzano i mercati e forse anche la Fed.
L’OCSE, l’organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico ha abbassato nuovamente le stime di crescita per il 2016 ad un 3% planetario e ad un modesto 1,8% per l’Europa, numeri insufficienti per creare lavoro e ridurre i pesanti debiti pubblici che continuano a lievitare, anche con i tassi di interesse ai minimi storici da diversi anni.
I PMI aggregati europei confermano che la crescita complessiva nella zona Euro è moderata e disomogenea. Inoltre, l’area è esposta a pressioni e rischi al ribasso, ma soprattutto la spinta propulsiva è insufficiente a generare un ritorno dell’inflazione verso gli obiettivi della Bce.
Negli USA, la strada di un nuovo rialzo dei tassi di interesse pareva già disegnata, ma il rallentamento evidenziato dal mercato del lavoro dividerà il board della Banca Centrale. In questo contesto, l’incremento è sicuramente rinviato da giugno a luglio per trovare conferme o smentite sullo stato di salute dell’occupazione dal dato del mese di giugno, aspettando neutrali anche il risultato del referendum britannico. Riguardo l’inflazione, i dati sono ancora deludenti. Le indicazioni di forza dell’economia dovranno confermarsi e rafforzarsi nelle prossime settimane affinché la Fed si convinca di procedere nella normalizzazione dei tassi nei prossimi mesi.
In Cina, la crescita si gioca sul sostegno fiscale ed anche sul cambio, mentre i profitti dell’industria registrano un progressivo rallentamento. Il governo di Pechino ha fatto sapere di avere altra capacità fiscale per spingere ulteriormente la crescita domestica.
Nel mese di maggio gli assets che hanno dato più soddisfazione agli investitori sono stati i bond greci ed il petrolio che hanno sfiorato un rialzo quasi in doppia cifra in valuta locale. Tra i peggiori: oro, rame, argento e l’indice della Borsa di San Paolo, questi ultimi due in ribasso di oltre il 10%.
USA
La Fed deve probabilmente rialzare i tassi di interesse per “normalizzare l’economia”, proprio nel momento in cui la crescita interna sembra stia rallentando, almeno dai segnali degli ultimi mesi. Mentre la gran parte dei mercati azionari mondiali registra una settimana negativa, quelli americani continuano, al contrario, a salire anche in quest’ottava incuranti dei segnali di allarme sia domestici che internazionali.
Il mercato obbligazionario riflette, tuttavia, il crescente nervosismo con i rendimenti del T-bond decennale che si inabissano dal 1,85% al 1,70% in poche sedute.
ASIA
Il declino e la successiva stagnazione dell’indice PMI cinese dal 2009 in avanti, rappresentato nel grafico, conferma i problemi di sovra capacità produttiva ancora presenti nella prima economia asiatica.
Per quanto il Pil sia quasi dimezzato nell’ultimo quinquennio, passando da una crescita a doppia cifra a fine decennio al 6,3% attuale, gli investimenti superano il Pil ad un ritmo di un trilione di dollari l’anno. In questo contesto, l’economia cinese continuerà ad esportare la propria capacità produttiva in eccesso nel mondo o con essa un elevato tasso di deflazione, accelerando la deindustrializzazione in diverse economie emergenti.
Anche il Giappone evidenzia una stagnazione persistente che non accenna a desistere, malgrado gli stimoli monetari e fiscali lanciati da governo e Banca Centrale nell’ultimo triennio. A tal proposito, il primo ministro Abe pensa di proporre un nuovo stimolo fiscale di circa 10 trilioni di yen, pari a 91 miliardi di dollari, che prevede nuova spesa pubblica, voucher per i consumi e agevolazione per i figli.
EUROPA
Dati macro economici in complessivo rafforzamento, benché lieve. L’indice di fiducia si rafforza a maggio per il quarto mese consecutivo, in virtù dei miglioramenti delle vendite al dettaglio e del settore delle costruzioni. L’indicatore è salito a 104.7 punti dai 104 precedenti.
Buone notizie anche dal mercato del lavoro con il tasso di disoccupazione che scende nell’Eurozona al 10,2%, il miglior risultato negli ultimi cinque anni.
Ancora una delusione, al contrario, dall’indice dei prezzi al consumo. L’inflazione rimane anni luce distante dagli obiettivi fissati dalla BCE, anche a maggio, con l’indice che resta invariato rispetto al mese precedente. Il tasso core, calcolato al netto delle componenti volatili dell’energia e dell’alimentare, cresce invece dello 0,8%, rispetto allo 0,7% di aprile.
Quest’anno l’incidenza del debito pubblico dell’Italia rispetto al Pil rimarrà sostanzialmente stabile secondo l’OCSE che prevede un 132,8% nel 2016, in linea con lo scorso anno, ed una discesa al 131,9% nel 2017. Quanto al rapporto deficit/Pil, l’Istituto pronostica un 2,3% nel 2016 e un 2% l’anno prossimo.
In Spagna, il numero dei disoccupati scende a maggio a 3,89 milioni, per la prima volta sotto la soglia dei 4 milioni dal 2010, grazie ad un incremento delle buste paga di 119,768 unità, in virtù delle assunzioni per la stagione turistica. Il tasso di disoccupazione scende al 20,1%.
In Grecia, i creditori europei sono tornati a scannarsi chiedendo nuove riforme in cambio della tranche di bailout promessa. I dati macroeconomici del Paese ellenico sono ancora disastrosi con le vendite al dettaglio di marzo che scendono del 4,3% sull’anno precedente, rispetto al -7,6% di febbraio.
In Portogallo, il Ministro delle Finanze chiede agli investitori maggiore pazienza, mentre il Paese lotta contro il peso del debito (130% del Pil) ed una crescita economica anemica, prevista quest’anno invariata.
PAESI EMERGENTI
Venezuela: il Paese è sempre più isolato a causa della gravità della crisi economica (Pil previsto al -8% nel 2016) con un tasso di inflazione a tripla cifra (oltre il 500% annuo). Dopo la cancellazione dei voli tra Caracas e gli Stati Uniti dell’America Arlines ad inizio maggio, pari decisione è stata assunta da inizio giugno anche da Lufthansa e Latam, la principale compagnia aerea dell’America Latina, per motivi di sicurezza e scarso traffico.
In Brasile, il Pil si contrae per il quinto trimestre consecutivo, ma ad un ritmo (-0,3%) più blando del previsto (-0,8%), lasciando intravedere qualche segnale di stabilizzazione, sebbene il risultato sia inficiato dalla spesa pubblica governativa per le Olimpiadi. La spesa per i consumi è diminuita del 1,7%, rispetto al quarto trimestre 2015 ed è in calo del 9% da inizio 2015.
Preoccupazioni arrivano anche dall’Arabia Saudita per la tenuta del cambio fisso tra la valuta domestica ed il dollaro, sempre più a rischio.
MATERIE PRIME
Petrolio protagonista nel mese di maggio, uno tra gli asset vincenti con un rialzo del 8%, lievemente annacquato nelle ultime sedute in seguito all’inconcludente riunione dell’OPEC. Continua, comunque, il recupero dai prezzi da febbraio, minimo degli ultimi dodici anni.
Prosegue, al contrario, il trend negativo dei metalli preziosi con l’oro in calo del 5,9%, peggior mese dal novembre 2015 e l’argento ancora più in difficoltà con -10,4% nel mese di maggio, peggior risultato dal settembre 2014.
VALUTE
Il dollaro è ancora sostenuto dalle attese di una stretta monetaria, con l’indice della valuta Usa ancora vicino al massimo degli ultimi due mesi che conclude maggio al massimo degli ultimi sei.
Contro lo yen, il dollaro realizza il miglior mese degli ultimi due anni e mezzo, avendo guadagnato oltre il 4% dai primi di maggio, quando funzionari giapponesi hanno avvertito di un possibile intervento sul mercato per indebolire la valuta nipponica. I guadagni del dollaro sono stati in seguito cancellati nelle prime tre sedute di giugno, in scia alle risultanze delle riunioni di OPEC e BCE ed al dato del mercato del lavoro statunitense.
SINTESI
Wall Street sembra indirizzata verso il nuovo record storico, incurante degli orribili dato macro economici pubblicati la scorsa settimana e delle prossime elezioni americane. La crescita langue in tutto il mondo e la bolla creditizia cinese fa sempre più paura.
L’estate che si avvicina si preannuncia pertanto ancora molto torrida, sotto il profilo finanziario.
06.06.2016