Ancora un fine anno con il botto. La settimana corta (in realtà la Borsa americana ha chiuso solo il giorno di Natale, mentre l’Europa è rimasta aperta solo lunedì e martedì e l’Asia non ha mai chiuso) non ha impedito a New York di inanellare nuovi record. Oramai lo S&P500 (2.093) è a ridosso della soglia dei 2.100, obiettivo della banca d’affari Goldman Sachs per fine 2015. L’ennesimo catalizzatore è stata la diffusione della terza ed ultima revisione del Pil USA dal +3,9% al +4,95%, rispetto al 4,3% previsto. Si tratta, tuttavia, di dati già vecchi, mentre le risultanze macroeconomiche di ottobre e novembre confermano un rallentamento significativo della corsa della locomotiva USA.
Proseguono, invece, le brutte notizie dall’economia giapponese con l’inflazione che riprende a calare (+0,7% a novembre) per il quarto mese consecutivo, mentre i salari reali scendono per il 21esimo mese consecutivo.
Le crisi politico economiche di Ucraina, Russia e Grecia sono ancora ben presenti, irrisolte ed in probabile peggioramento, ma non sono in grado, da sole, di far deragliare i mercati finanziari.
MERCATI FINANZIARI: lo S&P 500 finirà il 2014, senza aver mai registrato quattro sedute consecutive di ribasso, un evento che non si era mai verificato nella storia del’indice.
Anche la Borsa di Shanghai continua la sua folle corsa con un balzo settimanale che porta l’indice in rialzo di quasi il 60% in 6 mesi, ai livelli di quattro anni fa.
Mercato obbligazionario governativo sempre in piena bolla, grazie alla presenza attiva (Giappone) o minacciata (Europa) delle banche centrali. Nuovi record stabiliti dal rendimento del decennale nipponico allo 0,31%, mentre il BOT a tre mesi nostrano paga ora rendimenti negativi.
Infine, il petrolio tenta l’ennesimo rimbalzo ad inizio settimana, ma chiude, invece, con un nuovo record annuo negativo con il WTI sotto i $55 ed il Brent ad una quotazione inferiore ai $60.
MERCATI EMERGENTI: dopo un anno di grandi aspettative e risultati deludenti, l’America Latina crescerà nel 2015 solo del +1,4%, trascinata al ribaso dalle difficoltà delle due principali economie del continente: Brasile ed Argentina.
Di seguito la situazione delle riserve valutarie dei principali Paesi produttori di petrolio evidenzia le difficoltà evidenti del Venezuela, e non solo.
VENEZUELA: la dipendenza del Paese dall’esportazione di petrolio è drasticamente cresciuta negli lultimi 50 anni: ora raggiunge il 96% di tutte le esportazioni, rispetto al 69% nel 1999.
RUSSIA: forte rimbalzo del rublo russo (+34%), grazie al masiccio intervento della banca centrale, la quale, tutavia, ha bruciato altri $16 miliardi di riserve per difendere il cambio. La divisa è tornata intorno ai 55 rubli per un dollaro, rispetto al picco di 80 raggiunto il 17 dicembre.
Malgrado l’ottimismo del recupero, la crisi sembra solo iniziata e l’ex ministro delle finanze russo Kudrin prevede che le importazioni crollerano del -40% nel 2015, mentre l’inflazione balzerà al 12-15%. La banca centrale russa è già intervenuta in settimana per salvare una banca in difficoltà, iniettando $530 milioni. Anche BNP PARIBAS taglia le stime di crescita per il 2015 al -5% dal -1,5% precedente.
UCRAINA: l’arrivo dell’inverno aumenta il numero dei blackout elettrici per la mancanza di carburante. In aggiunta, Kiev ha tagliato l’erogazione di energia elettrica ed i trasporti verso la Crimea, inasprendo le già tese relazioni politiche con Mosca.
EUROPA (Zona Euro):
GERMANIA: il prezzo dei beni importati scende a novembre del -0,8% sul mese precedente, grazie alla riduzione della spesa petrolifera. Le previsioni erano per un calo del -0,7% contro un -0,3% di ottobre. Su base annua: -2,1% sul mese, rispetto ad una stima del -1.9% ed a un precedente -1.2%.
FRANCIA: Il numero dei disoccupati è aumentato nel Paese a novembre, rispetto a settembre, di 27.400 unità, ovvero dello 0,8%, a 3.488.300 milioni. Si tratta di un nuovo livello record.
Su base annua il numero dei disoccupati è aumentato in Francia a novembre del 5,8%. Il numero dei disoccupati di età superiore ai 50 anni è salito di un ulteriore 1%. Su base annua, l’aumento è stato dell’11,1%. Tra i giovani il numero dei disoccupati è salito dello 0,5% rispetto al mese precedente e dell’1,5% rispetto al novembre del 2013.
ITALIA: le esportazioni a novembre verso i Paesi extra UE sono aumentate del +2,6%, malgrado i crolli di Russia (-23,2%) e Giappone (-19,6%). Le importazioni crescono del +0,1%, nonostante il calo dei prodotti energetici (-21,4%).
Di seguito il numero delle società pubbliche partecipate e degli addeti impiegati a fine 2012: 11.024 partecipate pubbliche per 977.792 addetti
GRECIA: la cifra delle tasse non incassate a novembre sale a €1,59 miliardi dai 1,22 di ottobre.Nei primi 10 mesi del 2014 il numero dei turisti stranieri arrivati nel Paese ha superato i 20 milioni (20,8). La cifra rappresenta un incremento rispetto allo stesso periodo del 2013 del +21,9%. Le entrate turistiche registrano un incremento del +10,6% su base annua, oltre i 13 miliardi di euro. Tuttavia, la spesa procapite scnde del -9% a 604 euro.
LITUANIA: dal primo gennaio sarà il 19esimo Paese ad adottare la moneta unica, seguendo le altre due province baltiche, Estonia e Lettonia nel 2011 e 2014. La Lituania ha pesantemente risentito della crisi ucraino-russa con ricadute molto forti sulla crecita economica, a causa dell’ interscambio con la ex madre patria sovietica.
EUROPA (extra Euro)
GRAN BRETAGNA: inizia a sgonfiarsi la bolla immobiliare con un quarto dei quartieri londinesi che registrano cadute dei prezzi ed un terzo di tutto il territorio nazionale. A Londra, il calo è più significativo, rispetto ad altre zone del Paese, essendo i prezzi saliti ininterrottamente per diversi anni. Tuttavia, su base annua, la salita dei prezzi è ancora vertiginosa: +10,4% a livello nazioanle, con Londra ad un mirabolante +17,2% ed il nord-est a +3,9%.
CECHIA: migliaia di persone continuano ad emigrare dal Paese che registra 10,5 milioni di abitanti. Secondo l’ufficio di statistica nazionale, il numero di uscite nel 2013 ha raggiunto le 30.900 unità. Il dato è sostanzialmente molto simile a quello del record del 2003 di 35.000 unità.
NORD AMERICA
USA: il grafico seguente mostra la percentuale di risparmio del cittadino americano, a seguito del calo del prezzo del petrolio, quantificato in relazione alle cinque principali classi di reddito.
Dopo il picco dello scorso mese, rispetto al settembre 2013, il numero di case esistenti vendute cala del -6,1%, la più significativa discesa dal luglio 2010, rispetto ad un calo stimato del -1,1%.
Parte dell’inaspettata revisione al rialzo del Pil nel terzo trimestre dal +3,9% al +4,95% è causata da un crollo dei risparmi di $140 miliardi che hanno così mantenuto elevato il livello dei consumi.
ASIA
GIAPPONE: il Paese continua a ridure il peso del rifinanziamento del suo gigantesco debito, ma non a ridurne lo stock che ha raggiunto il 240% del Pil.
Il dato sconvolgente sull’economia nipponica è il risparmio negativo raggiunto per la prima volta nella storia moderna del Paese: -1,3%, primo dato in rosso dal 1955, mentre i salari reali scendono a novembre del -4,3%, rispetto all’anno precedente, il calo maggiore dal dicembre 2009.
CINA: la seconda economia mondiale è diventata la maggior sostenitrice della Russia di Putin per evitare un continuo svuotamento delle reserve valutarie sovietiche. La Cina è infatti disponibile ad effettuare un “currency swap” con il rublo, qualora necessario.
MATERIE PRIME: dopo il petrolio, ora cala anche il gas che perde oltre il -10% in una settimana, scendendo sotto i $3, livello più basso da inizio 2013, dopo aver raggiunto quotazioni vicino a $4,5 in questo interregno temporale. Nessun accordo tra i Paesi OPEC produttori di petrolio sui tagli della produzione con l’Arabia Saudita che sembra preferire un ribasso delle quotazioni, almeno temporaneo, per eliminare alcuni concorrenti in forti difficoltà economiche.
BANCHE: sembra che le principali banche americane abbiano registrato un calo dei profitti medio del -17% nei mesi di ottobre e novembre, a causa del calo dei mutui e dell’attività di trading, ma anche della riduzione dei prestiti bancari.
VALUTE: altri minimi dell’euro verso dollaro che scivola a nuovi minimi a 1,216
SINTESI: un altro anno vissuto pericolosamente con mercati azionari sempre in rialzo, rendimenti schiacciati a tassi inverosimi e prezzi delle obligazioni alle stelle. La finanza creativa continua quindi ad oscurare la mediocre performance dell’economia reale. Solo negli USA ed in Gran Bretagna, la crescita è ancora sostenuta anche se drogata dalle politiche ultra espansive delle banche centrali e dall’incremento dei debiti privati.
Giappone, Cina e quasi la totalità delle economie emergenti rallentano sensibilmente, mentre l’Europa, dopo sei anni di una crisi che sembra non finire mai, non cresce e piomba in deflazione. Elevata disoccupazione, debiti elevati ed invecchiamento della popolazione sono alcune delle sfide mondiali anche per il 2015. Ogni hanno, ad inizio campionato, partiamo già vincitori, mentre poi finiamo l’anno non solo sconfitti, ma anche miserabilmente retrocessi. I problemi, sempre gli stessi, non solo non vengono risolti, ma purtroppo continuano a dilatarsi.