La Banca Mondiale ha tagliato le stime di crescita per l’economia mondiale nel 2015: dal 3,4% al 3%. Ma la notizia sensazionale della settimana è la comunicazione della Banca Centrale svizzera di mollare il tasso di cambio fisso tra euro e franco, fissato a 1,20 tre anni fa. La decisione ha preso alla spovvista tuto il mondo finanziario e le reazioni sono state molteplici ed in tutte le direzioni. L’euro è crollato ai minimi dal 2005 contro dollaro ed ha perso il 15% rispetto al franco svizzero, in pochi minuti Si sono poi aggiunte perdite di cambio per alcuni brokers, che lavorano sulle valute, già insolventi e costretti a chiudere, banche e per tutti i privati che hanno debiti (mutui) nella divisa elvetica.
Tutto questo anticipa la ormai scontata decisione del 22 gennaio della BCE di attuare un massiccio programma di Quantitative Easing, vale a dire di acquisto di titoli di stato governativi, per indebolire ulteriormente l’euro.
Settimana di pessimi dati macroeconomici negli Stati Uniti, a parte la fiducia dei consumatori vicina ai massimi storici. Anche le prime trimestrali uscite, in particolare quelle delle più grandi banche del Paese, hanno confermato che la stagione dei grandi utili è terminata e che molti fatturati sono in sensibile calo, soprattutto nel settore creditizio.
Bitcoin, la moneta virtutale scende sotto i $200, -50% dallo scorso novembre e -80% dai massimi del 2013. La valuta ha poi rimbalzato nelle ultime sedute grazie all’effetto trascinamento dell’oro, come potenziale valuta rifugio in periodi di turbolenza.
Grecia in attesa delle prossime elezioni politiche di domenica 25. Ormai scontata la vittoria di Syriza, ma aspettiamo di vedere se risucirà a governare da solo o se dovrà presiedere un governo di coalizione. Nel frattempo, i prelievi dalle banche elleniche costringono le prime quattro banche del Paese a richiedere fondi di emergenza alla BCE.
Nel 2015, negli Stati Uniti, sarà il primo anno con maggior numero di morti tra i giovani tra i 15 ed i 24 anni per armi da fuoco, rispetto agli incidenti stradali.
MERCATI FINANZIARI: i mercati azionari non sbandano ed anzi rilanciano sulla decisione imprevista della Banca Centrale elvetica. Corrono, in particolare, i listini europei con il nuovo record assoluto di Francoforte. Bene anche Milano che recupera i 19.000 punti e sale del +5,5% nella settimana. Crollano invece le Borse di Zurigo, -14% in due sedute e peggior calo intraday (-9%) dal 1989, e quella di Atene (-5%).
Wall Street recupera, nell’ultima seduta, una settimana complicata con gli indici in negativo per cinque giornate consecutive (seconda volta da inizio anno). L’indice S&P500, grazie al rimbalzo di venerdì, riesce ancora ancora a chiudere sopra la soglia psicologica dei 2.000 punti (2.019).
Ancora nuovi minimi storici per i rendimenti europei: in Svizzera diventano tutti negativi fino alla durata di 12 anni. Italia al nuovo record dell’1,70% sulla scadenza decennale, così come la Francia (0,67%). La paura scuote anche gli Stati Uniti con il decennale americano che affonda all’1,7% dall’1,95% della settimana precedente e chiude a 1,79%.
Petrolio in risalita e riesce a chiudere una settimana positiva dopo 8 consecutive di ribasso e miglior settimana dall’ottobre 2011 per l’oro (+6%).
MERCATI EMERGENTI
Nel grafico l’andamento delle riserve valutarie nel 2014 dei principali Paesi emergenti. L’Ucraina, con le attuali disponibilità, può a malapena coprire sei mesi di importazioni.
Il grafico successivo evidenzia, invece, quanto velocemente siano cresciuti i debiti di alcuni Paesi emergenti in recenti crisi finanziarie. Ciò testimonia quanto questi Paesi siano ancora esposti, in caso di nuove probabili prossime turbolenze.
BRASILE: Banca Itau, primo istituto di credito del Paese, taglia le previsioni di crescita:
– quarto trimestre 2014: dal +0,5% al +0,3%
– 2015: dal +0.8% al +0,2%
INDIA: a sorpresa il Paese ha abbassato I tassi di interesse dall’8 al 7,75% per stimolare la crescita nella terza economia asiatica. E’ la prima riduzione negli ultimi due anni, resa possibile grazie al ribasso dei prezzi alimentari e petroliferi.
Il mercato dell’auto è cresciuto a dicembre del +11,8%, ma il bilancio annuale è di un -1,8% sul 2013. I nuovi dazi imposti dal Governo dovrebbero penalizzare le vendite anche nel 2015.
UCRAINA: il crollo delle riserve valutarie già evidenziato nel dato complessivo precedente. La guerra nell’est del Paese prosegue tra la totale dimenticanza della comunità internazionale. In settimana un pullman di civili è stato colpito da una granata con oltre 15 morti, tra i quali diversi bambini. Il bilancio delle ultime due settimane è di 30 morti, il più elevato dall’inizio della tregua, il 5 settembre scorso. Separatisti russi stanno attaccando l’aeroporto di Donetsk, seconda città del Paese e capoluogo del Donbass la regione orientale che vuole l’autonomia. Da inizio aprile, la guerra dimenticata ha già provocato 4.800 morti e milioni di nuovi poveri.
EUROPA (Zona Euro): 11 dei 18 Paesi dell’area euro erano già in deflazione lo scorso dicembre.
La produzione industriale cresce del +0.2% a novembre rispetto ad ottobre, ma cala del -0,4% sull’anno precedente. Svetta solo l’incremento mensile dell’Irlanda, mentre per gli altri Paesi comunitari è buio pesto.
Tutta l’area euro vive ormai da mesi nella spasmodica attesa di ammirare il prossimo QE di Draghi, previsto per il 22 gennaio. Ormai è solo questione di vedere quale potenza di fuoco il Governatore metterà in campo..
ITALIA: debito pubblico sale a 2.160 mld a novembre. In undici mesi 2014 +90,3 miliardi di euro.
SPAGNA: vendite immobiliari crescono del +14% a novembre sull’anno successivo. Si tratta del terzo mese di incremento consecutivo, dopo la caduta del -1% di agosto, minimo dell’anno. La cifra si riferisce, tuttavia, alle case esistenti, mentre la vendita di nuovi appartamenti è ancora in calo del -20%, anno su anno.
GRECIA: Quattro banche elleniche, le prime per dimensioni, hanno chiesto l’intervento del fondo di emergenza di liquidità per fronteggiare l’aumento di richiesta di prelievi da parte dei depositanti, preoccupati per l’esito delle prossime elezioni politiche. I deposti prelevati hanno superato i 3 miliardi, solo nel mese di dicembre e la diaspora è proseguita anche a gennaio. I fondi richiesti sono più costosi (1,55%) rispetto a quelli BCE (0,05%). Anche la Grecia beneficia della corsa delle obbligazioni governative ed i suoi rendimenti scendono lievemente, pur rimanendo tuttavia ancora molto elevati. Nello specifico, il triennale cala all’12,2% ed il decennale scivola sotto il 10% (9,89%). Tuttavia, a mercati chiusi, la BCE ha comunicato che la Banca Centrale non prevede di acquistare titoli greci e ciprioti nel programma di quantitative easing perché hanno rating troppo bassi (forte è l’opposizione dei Paesi dell’Europa centrale e della Finlandia). Infine, l’impatto sul sistema finanziario ellenico, a causa della rivalutazione del franco svizzero, è stimato in 1,5/2 miliardi di euro. Sono 65.000 i greci che hanno sottoscritto mutui in franchi svizzeri.
EUROPA (extra Euro)
SVIZZERA: decisione a sorpresa, ma non del tutto imprevista. Spesso in passato mi sono chiesto per quanto tempo la Banca Centrale avrebbe potuto difendere il cambio. Tutto più semplice con l’euro forte, ma come la divisa unica ha iniziato ad indebolirsi e la BCE ha prospettato il QE europeo, la diga è crollata. Questa decisione danneggerà considerevolmente l’economia rossocrociata, condannata alla recessione ed alla deflazione con una divisa sempre più forte che riduce i margini delle sue grandi aziende esportatrici con produzione nella madrepatria.
Guai anche per la finanza mondiale con molti brokers e hudge funds già insolventi.
GRAN BRETAGNA: tasso di inflazione ai minimi da 14 anni e mezzo.
POLONIA e UNGHERIA: la rivalutazione del franco svizzero mette in crisi le due economie dell’Europa orientale. In Polonia ci sono infatti 700.000 famiglie che hanno contratto mutui in franchi, mentre anche in Ungheria il valore dei mutui in quella divisa raggiunge il 15% del totale. Default a catena potrebbero pertanto mettere a rischio la sostenibilità del sistema finanziario in questi Paesi.
NORD AMERICA
USA: la lenta crescita dei consumi e l’impatto del calo del prezzo del petrolio sono fonte di preoccupazione. È quanto emerge dal Beige Book della Federal Reserve. Il rapporto dell’istituto centrale descrive ancora il ritmo di crescita “tra il modesto e il moderato”. Diversi distretti della Fed sono inoltre ottimisti che l’economia possa migliorare nel 2015. Tuttavia, da alcune aree sono arrivati dei segnali negativi. Nel distretto di New York le vendite del commercio al dettaglio sono state, durante il periodo natalizio, inferiori alle attese. L’attività economica ha rallentato nel distretto di Dallas a causa del declino della domanda per i servizi petroliferi. Nel distretto di Boston, la congestione del traffico nei porti ha impedito le esportazioni. L’attività nel settore immobiliare residenziale è stata in generale “sostanzialmente piatta”. L’aumento dei salari è rimasto infine circoscritto ad alcune professioni specializzate. Tra i fattori positivi si segnala il forte aumento delle vendite di automobili in molti distretti, la crescita dei viaggi e del turismo. L’industria manifatturiera ha registrato un’espansione nella maggior parte dei distretti. L’attività nel settore immobiliare commerciale è cresciuta. La domanda di prestiti è aumentata e la qualità del credito è in generale migliorata leggermente.
Tornando invece ai dati settimanali, le vendite al dettaglio registrano il maggior calo a dicembre dal giugno 2012, malgrado il maggior potere di acquisto a causa del calo del prezzo del carburante.
Le vendite sono infatti calate del -0,9% sul mese precedente, rispetto ad una previsione del -0,1%. Anche al netto della componente Oil&gas, le vendite scendono del -0,3%, contro una crescita prevista del +0,5%.
Anche l’indice Fed di Filadelfia crolla dal massimo degli ultimi 21 anni ai minimi da 12 mesi.
Cresce invece inaspettatamente la fiducia dei consumatori che sale ai massimi dell’anno e non lontano da quelli assoluti.
TRIMESTRALI USA: cocenti, ma previste delusioni dalla prima settimana di trimestrali delle società quotate ed in particolare dal settore finanziario. Le grandi banche americane hanno tutte evidenziato, chi in misura più sostenuta e chi meno, un calo sia dei profitti, ma soprattutto del volume di affari a causa della ridotta attività sia nel settore immobiliare (mutui) che in quella di trading (reddito fisso e valute). Nulla di entusiasmante anche dal colosso dei chip Intel che continua a crescere, ma riduce le previsioni per il prossimo trimestre.
ASIA
Settimana con assenza di dati macroeconomici rilevanti da parte delle due principali economie del continente: Cina e Giappone.
Grazie alla politica ultra espansiva della Fed, dal 2007 al 2014 il rapporto debito/Pil è cresciuto in modo esponenziale in diversi Paesi: Nello specifico:
– CINA: dal 140 al 240%
– SINGAPORE: dal 140 al 240%
– HONG KONG dal 195 al 250%
– MALAYSIA dal 150 al 190%
CINA: analizzando l’interscambio commerciale come un livello di analisi della salute del Paese, si evidenzia che l’economia a Novembre è in contrazione per il terzo mese consecutivo.
Infatti le importazioni dagli Stati Uniti sono collassate nel mese, dai record di settembre ed ottobre.
MATERIE PRIME: riesce a rimbalzare il petrolio chiudendo la prima settimana al rialzo dopo le 8 negative consecutive. Anche per il rame è stata invece una settimana pesante con perdite oltre il -10% del suo valore in due sedute. Il prossimo metallo predestinato alla caduta libera sembra essere l’alluminio. Vola invece il metallo giallo che supera la resistenza a $1.220-40 e si invola fino a $1.275 in qualità di bene rifugio.
BANCHE: sotto pressione in tutti i continenti. Da quelle greche in carenza di liquità per l’aumento dei prelievi,a quelle europee ed internazionali che hanno dichiarato milioni di dollari di perdite su cambi a causa della rivalutazione imprevista del franco svizzero. Tra le prime ad averle comunicate troviamo Deutsche Bank, Barclays e Citigroup. Ma altri “cadaveri” verranno scoperti nei prossimi giorni, tanto più se l’euro continuerà a deprezzarsi.
Vedremo, inoltre, se le perdite possono essere contenute o se si estenderanno a tutto il settore finanziario, provocando un contagio da gestire.
VALUTE: euro ai nuovi minimi contro dollaro dal 2005 sotto 1,15 dai 1,18 della scorsa settimana. Chiusura in leggera ripresa 1,1565.
Franco svizzero che guadagna quasi il 20% su euro e le valute deboli. Ora è ampiamente sopravvalutato e non escludo nuovi interventi della Banca Centrale per indebolirlo.
SINTESI: si susseguono le settimane complicate anche da nuovi ed imprevisti colpi di scena come quello della Banca Centrale Svizzera. Poi arriverà la BCE questa setimana e le elezioni greche quella successiva.
Il messagio è molto chiaro: mai fidarsi delle Banche Centrali. La SNB ha tradito la fiducia di coloro che pensavano avrebbe difeso, AD OLTRANZA, il cambio svizzero da continue rivalutazioni. Così non è stato e questo deve essere l’ULTIMO avvertimento anche per coloro che credono che i mercati azionari ed obbligazionari continueranno a crescere infinitamente ancora dopo sei anni di crescita inarrestabile, grazie ai tassi bassi ed agli interventi delle Banche Centrali.