La pubblicazione del report del mercato del lavoro del mese di dicembre, non perfettamente in linee con le attese, ha aperto le discussioni sul tentativo di trovare alcune o altre crepe nel ciclo espansivo economico domestico ormai più lungo della storia.
Le nuove buste paga sono salite di 145.000 unità, con un calo di 13.000 rispetto alle previsioni; vi è stata una lieve revisione al ribasso sia del dato di ottobre che di quello di novembre, entrambi falsati dallo sciopero di sei settimane alla General Motors, che ha prima eliminato e poi recuperato decine di migliaia di posti di lavoro, così inficiando i valori complessivi di entrambi i mesi.
Malgrado il dato sia stato inferiore alle aspettative, il mercato del lavoro rimane alquanto solido: l’eccellenza del settore servizi e la debolezza di quello manifatturiero si riflettono anche nei valori macro economici di tutta l’economia a stelle e strisce.
L’unico vero punto da non sottovalutare non riguarda né il numero di occupati né tantomeno il tasso di disoccupazione, ma il livello di crescita dei salari che continua, invece, a diminuire.
Tornando alla qualità del report di dicembre, 145.000 nuove buste paga nel settore privato sono un numero ancora accettabile, poichè superano il livello di 104.000, necessario per tenere testa alla crescita della popolazione e si posiziona leggermente al di sotto dei 157.000, che rappresenta la soglia della crescita mensile media del mercato del lavoro. Quest’ultima è superiore alla prima, in quanto con un tasso di disoccupazione al 3,5%, mai così contenuto da 50 anni, anche i più disillusi rientrano nelle liste di disoccupazione per cercare un impiego.
Nel caso il dato superi entrambe le suddette soglie, come successe nello scorso mese di novembre, il mercato del lavoro invece si surriscalderrebbe con difficoltà perchè le aziende faticano a trovare lavoratori e ad un equo salario.
La media degli ultimi tre e dodici mesi conferma questo scenario di mercato solido, per quanto la media dei nuovi posti creati nell’ultimo anno sia comunque inferiore a quella degli anni precedenti ed al di sotto delle 200.000 unità, soglia che è sintomo di una crescita molto sostenuta.
DOVE SONO ANDATI I POSTI DI LAVORO
In gran parte nel settore delle vendite al dettaglio, visto il periodo natalizio; solo 10.000 nei servizi professionali, che sono ben remunerati, mentrevi è stato un calo di 12.000 unità nel settore manifatturiero, zavorrato dalle conseguenze negative della guerra commerciale. Tale indicazione è stata confermata dall’indice di settore che, sempre a dicembre, ha raggiunto il livello più basso dal giugno 2009 ed è in recessione da cinque mesi consecutivi.
LA SALUTE DEL MERCATO DEL LAVORO
Il calo nella crescita degli occupati è conseguenza o di un mercato troppo surriscaldato, nel quale è difficile trovare lavoratori specializzati, oppure del rallentamento dell’economia. Il primo caso si riflette nel settore dei servizi ed il secondo in quello manifatturiero, che sono lo specchietto dell’andamento del Paese: i servizi fanno da traino e l’industria arranca.
LA DIMINUZIONE DELLA CRESCITA DEI SALARI
L’unico elemento da sottolineare nell’ultimo report del mercato del lavoro di dicembre è il declino della crescita dei salari, continuazione di un trend in essere già da alcuni mesi.
L’incremento della crescita dei salari orari nel settore privato è diminuito dal 3.14% al 2.87%, rispetto alla stima del 3,1%, con una discesa di 27 punti base. Rispetto al picco di febbraio, il calo è invece di 53 punti base.
Tale declino non è positivo per i consumatori, che tuttavia a dicembre hanno continuato a sostenere le vendite al dettaglio, mentre è confortante per le aziende, che riducono l’impatto dell’incremento del costo del lavoro, che incide negativamente sui margini.
Non solo i salari orari, ma anche il numero delle ore lavorate settimanali è calato a 34.3, seppur in misura assai contenuta rispetto alla previsione (-0.1). Tuttavia, il livello raggiunto è pari a quello di metà 2010, testimoniando che un maggior numero di persone lavorano, ma per un tempo inferiore rispetto a quello precedente la Grande Crisi Finanziaria.
IL TASSO DI DISOCCUPAZIONE
E’ rimasto stabile al 3,5%, il livello più basso da mezzo secolo. Anche il tasso di sotto occupazione, che comprende anche i lavoratori che vorrebbero un impiego più stabile o con più ore lavorate, si attesta al 6,7%, in calo dello 0,2% ed al minimo dal 1994.
In aggiunta, il tasso di occupazione dei lavoratori che si affacciano per la prima volta sul mercato del lavoro è salito al 82,9%, che è il più alto dal giugno 2009, ultimo mese della precedente recessione.
Stabile, invece, il tasso di partecipazione della forza lavoro al 63,2%, rapporto tra gli occupati ed il numero della popolazione.
CONCLUSIONI
L’analisi del mercato del lavoro del mese di dicembre ha evidenziato un altro mese di creazione di posti di lavoro soddisfacente, seppur al di sotto della media dei mesi precedenti. La diminuzione della crescita dei salari orari è evidente e non va sicuramente sottovalutata, né tantomeno enfatizzata, visto che i consumi privati rimangono robusti e che le aziende beneficiano di un costo del personale ridotto rispetto alle aspettative di rialzo.