Thursday 21st November 2024,
Pinguinoeconomico

LA FED IN UN VICOLO CIECO: FAR CORRERE L’INFLAZIONE O AFFONDARE WALL STREET

Salgono i rendimenti obbligazionari ed in particolare quelli americani: il Tbond è passato dal minimo assoluto del 4 agosto allo 0,52% al 1,7% delle scorse settimane, soglia intorno alla quale sta cercando di stabilizzarsi, probabilmente prima di un nuovo allungo verso quota due per cento.

Malgrado questi rendimenti nominali siano ancora modesti, l’incremento è stato di 120 punti base rispetto ai minimi estivi e di 80 da inizio anno.

Tre sono i principali motivi per i quali i tassi di interesse americani si stanno muovendo verso l’alto:

  • La risalita dell’inflazione
  • L’aumento del debito pubblico americano
  • La ripresa economica post Covid

 

LA RISALITA DELL’INFLAZIONE

C’è un dibattito infinito tra coloro che sostengono che la spirale deflazionistica permei per sempre le economie occidentali ed i nuovi fautori della ripresa dei prezzi.

Malgrado l’indice dei prezzi al consumo nel mese scorso sia stabile al +1,4% negli Stati Uniti, i prezzi delle materie prime, sia dei metalli che di quelle agricole, hanno conseguito incrementi molto sensibili nelle ultime cinquantadue settimane.

Nello specifico, la leadership degli aumenti è detenuta dal legno (+115%), seguito dalla soia (+59%), argento (+55%), rame (+49%), mais (+45%), caffè (+25%), oro (+17%), petrolio e grano (+16%).

Nello stesso periodo i prezzi degli immobili sono cresciuti del dieci per cento e l’indice dello S&P500 del 20%.

I prezzi delle materie prime hanno superato in alcuni casi i record storici assoluti mentre in altri hanno raggiunto i massimi pluriennali.

 

IL DEBITO PUBBLICO AMERICANO

Solo nell’ultimo anno è cresciuto di quasi cinque trilioni di dollari, in scia agli aiuti rilasciati a pioggia dall’Amministrazione finanziaria direttamente ai cittadini ed alle imprese, per alleviare le difficoltà provocate dal primo lockdown della scorsa primavera.

Biden ha proseguito nello stesso percorso di Trump, varando un maxi stimolo fiscale di 1,9 trilioni di dollari per rilanciare la ripresa economica.

Il deficit pubblico continuerà a salire al ritmo di quasi due trilioni di dollari nei prossimi anni, ampliando la voragine anche del debito che si sta velocemente avvicinando a quota trenta trilioni di dollari.

Di conseguenza, la possibilità di continuare a finanziarlo sarà appesa sia alla Federal Reserve, la quale ne diventerà il principale acquirente, e alla relativa attrattività verso gli investitori in virtù di tassi di interesse nominali più attraenti, premio per il rischio più elevato.

 

LA RIPRESA ECONOMICA POST COVID

La chiusura e la successiva ripartenza, anche violenta dopo alcuni mesi di stop, hanno provocato alcune interruzioni nella catena produttiva ed in particolare in quelle della plastica e dei semi conduttori.

Queste prime e parziali defezioni hanno già generato ritardi di produzione in alcuni settori, quali l’ “automotive”, ed un conseguente aumento dei prezzi.

 

COME SI COMPORTERA’ LA FEDERAL RESERVE

I timori di inflazione sembrano assolutamente evidenti e temuti dal mercato, in particolare da quello obbligazionario.

Qualora i tassi di interesse nominali statunitensi dovessero ulteriormente salire, tanto più velocemente ed in misura consistente, molti investitori sono fiduciosi che la Banca Centrale interverrà con un programma di YCC (Yield Curve Control).

La volontà della Federal Reserve di mantenere ancora per almeno un biennio i tassi di interesse nominali a livelli molto bassi si scontra, tuttavia, con l’economia reale, che rischia di surriscaldarsi a causa della troppa liquidità e della riapertura veloce di alcuni settori, che non riescono a soddisfare il crescente aumento della domanda.

L’autorità monetaria statunitense ha inoltre le polveri già bagnate, in quanto sta continuando ad acquistare titoli pubblici nel programma di Quantitative Easing al ritmo di 120 miliardi di dollari mensili, una cifra già molto consistente. Nel momento in cui la Fed dovesse ulteriormente accelerare con l’utilizzo della politica monetaria ultra espansiva, il mercato lo potrebbe interpretare come un atto di debolezza e gli investitori proseguiranno la loro uscita dal mercato obbligazionario, mettendo a rischio anche il trend rialzista ultra decennale di Wall Street.LA

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