Thursday 21st November 2024,
Pinguinoeconomico

I “CINQUE GIGANTI” DELLO S&P500

Mentre gli Stati Uniti lottano con il picco di contagi e diversi Stati sono costretti di nuovo ad adottare misure restrittive per contenere la diffusione del virus, il Nasdaq continua a macinare nuovi record con frequenza ormai quotidiana.

Il listino tecnologico è salito in otto delle ultime nove sedute ed in diciassette su diciotto. Da inizio anno il guadagno sfiora il 20%, mentre dal minimo del 20 marzo il rialzo supera il 40%.

Il “driver” del mercato rimane ancora una volta la pattuglia dei cinque titoli FAAMG, vale a dire Facebook, Amazon, Apple, Microsoft e Google, ai quali si associano altri società quotate tral le quali le più prolifiche sono principalmente Netflix e Tesla.

Senza i favolosi cinque titoli lo S&P500, ancora in calo di un punto percentuale da inizio anno, accuserebbe una perdita a doppia cifra, di poco superiore ai dieci punti percentuali.

La capitalizzazione dei cinque titoli ha raggiunto la cifra impressionante di 6,64 trilioni di dollari con un incremento del 62% dal 20 marzo e di $2,54 trilioni in valore assoluto, il tutto in poco meno di quattro mesi. Di seguito il dettaglio diviso per singola società:

  1. Apple; $1.66 trillion
  2. Microsoft: $1.62 trillion
  3. Amazon: $1.60 trillion
  4. Google:          $1.05 trillion
  5. Facebook: $ 628 billion.

Questo “indice” ha guadagnato da inizio gennaio 2017 il 184% rispetto ad una variazione quasi irrisoria dello S&P500.

 

Il peso su tutto il listino

Solo nell’ultimo mese l’incidenza dei cinque titoli su tutto il listino è passato dal 17,5% al 20,4%, rispetto al 10% di gennaio 2017. Sempre nelle trascorse quattro settimane lo S&P500 ha lasciato sul terreno due punti percentuali mentre l’indice dei 5 titoli è cresciuto del 14% da 5,78 trilioni di dollari agli attuali $6,6.

 

Il mercato senza i 5 giganti

Il peso dell’indice dei cinque titoli è molto evidente su tutto il listino il quale, senza il loro contributo, sarebbe in calo del 10,9% rispetto al picco del 19 febbraio mentre il mini-indice è in crescita del 18,7%.

Rispetto ai minimi del 20 marzo, invece il listino è risalito del 40,6% rispetto al 62,2% dei FAAMG.

Tutto il listino cede inoltre i 5,2% dall’otto giugno, l’1,2% da settembre 2018 ed è in calo anche rispetto ai livelli di gennaio 2018, a testimonianza che il mercato è senza bussola, malgrado il massiccio intervento della Banca Centrale, in mancanza del sostegno dei cinque “pilastri”.

In mezzo ci sono stati due pesanti sell-off a febbraio 2018 ed a marzo 2020 che hanno minato la fiducia degli investitori privati e provocato perdite importanti a coloro che non hanno mostrato la tenuta psicologica di mantenere i nervi saldi.

 

I rischi per il mercato

L’analisi descritta mostra la pericolosa dipendenza di Wall Street dall’andamento di questi cinque titoli, i quali cosi come hanno trascinato il mercato azionario fuori dalle sabbie mobile potrebbero velocemente cambiare rotta come successe nel crollo del Nasdaq nel 2000 e diventare un pericoloso catalizzatore anche nella discesa, accelerandone le dimensioni.

Tutti confidano nell’impegno della Federal Reserve nel sostenere indefinitamente il listino, ma questi titoli non potranno continuare a salire senza motivo ed in continuazione verso la luna.

Per fare un esempio Tesla, la quale continua a perdere denaro, ha una capitalizzazione che supera quella di Ford, Fiat, GM, BMW e Volkswagen insieme.

Il primo scoglio da affrontare potrebbe essere nei prossimi proprio la trimestrale di Apple che potrebbe forse evidenziare che i progressi del titolo sono stati eccessivi e scontano scenari di recupero economici del tutto irrealisti, mentre una parte degli Stati Uniti richiude le attività a causa del virus e le previsioni degli utili aziendali continuano a calare per il trimestre in corso.

In alternativa ci potrebbe essere un evento macro economico negativo, quale l’inasprimento delle relazioni tra Washington e Pechino o la discesa del prezzo del petrolio per la possibilità che l’OPEC aumenti le quote di produzione da inizio agosto.

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