Thursday 21st November 2024,
Pinguinoeconomico

IL BATTITO D’ALI DELLA FARFALLA SCUOTERA’ I MERCATI

Meglio di Fort Knox, il fortino americano dove si stampa denaro: così potrei riassumere l’incapacità di far deragliare il mercato azionario nella sua corsa folle, a velocità ormai insostenibile.

Già, dimenticavo. Questa volta è diverso: la liquidità delle banche centrali, i tassi bassi, la mancanza di rendimenti alternativi sono le solite e convinte giustificazioni di gestori e consulenti finanziari che spingono i risparmiatori ad investire i loro denari in attività finanziarie sempre più rischiose. Si guarda sempre al passato e quindi al trend positivo degli indici che è arrivato a 63 mesi, uno tra i più lunghi mai registrati.

Il mercato è in ascesa parabolica. Dopo aver bucato il record storico di 1.570 punti del 2007, lo S&P500 non si è mai fermato. Una leggera pausa ad agosto, per la crisi siriana, e qualche tentennamento per lo shutdown del Governo federale ed il rischio di default a metà ottobre. Poi una grande volata fino ad oggi, con l’abbattimento, senza ostacoli, di nuovi muri a 1.800 ed a 1.900 ad inizio giugno. Tutto facile, fin troppo, con una compiacenza ed una assenza di rischio quasi irriverente. Ora si punta a quota 2.000, mentre c’è chi già pensa a 2.200, anche se non troppo convinto. Parallelamente, il Dow Jones, l’indice più “truccato” al mondo, in quanto misurato a peso (il titolo che ha una quotazione in valore assoluto più elevata ha una maggiore incidenza sull’indice), e non a capitalizzazione, si è avvicinato ai 17.000 punti, mentre già si parla di quota 20.000.

In Europa, l’indice Dax della Borsa di Francoforte, ha bucato lo storico muro di quota 10.000 punti e non sembra volersi fermare.

Nuovi record anche per molti listini nei mercati emergenti, tra i quali Sud Africa ed India, malgrado la grave crisi di gennaio che sembrava aver messo in dubbio la stabilità finanziaria di molti Paesi, tra i quali la Turchia.

La forza di gravità è sparita dai mercati. Le correzioni sono abolite o chiuse in giornata, mentre da oltre due anni e mezzo (ottobre 2011) il listino non ha avuto cali superiori al -10%. La liquidità della Fed si sta riducendo da gennaio, ma rimane ancora presente, a ritmo di ben $45 miliardi di titoli acquistati mensilmente. Inoltre “tapering is not tightening”, vale a dire che il rallentamento della politica monetaria super espansiva non equivale ad un inizio di restrittiva, o ad un innalzamento dei tassi di interesse, previsti ancora molto bassi, almeno fino a metà 2015.

Splende quindi il sereno su tutte le borse mondiali; la maggior parte tra quelle che non hanno raggiunto il record storico sono ai massimi dal 2008. Tuttavia, fuori continua a piovere, da sei anni, e sempre intensamente. Ancora oggi, quando continuiamo a parlare di ripresa, la Banca Mondiale ha ridotto le stime di crescita del pianeta, per il corrente anno, dal 3,2% al 2,8%, un numero alquanto modesto, considerando la presenza di molte economie emergenti che continuano a registrare tassi oltre il 5%.

Mai come in questo periodo, le quotazioni dei listini azionari sono così disancorate dai fondamentali e dalla “street economy”, l’economia reale che langue, non crea, ma anzi continua a distruggere posti di lavoro ad alto reddito e quando li rimpiazza lo fa con salari part-time ed inferiori. C’è inoltre una crisi della domanda aggregata, ormai strutturale, perlomeno nelle principali economie occidentali che, di conseguenza, non riescono più a crescere. Ma tutto questo non smuove la serenità dei mercati azionari. Crisi politiche localizzate, ma con rilevanza economica planetaria, passano completamente inosservate. Siria, Venezuela, Argentina, Turchia, Tailandia, Ucraina, Russia, Libia ed ora anche Iraq sono i principali focolai di tensione, solo negli ultimi sei mesi. Nel mezzo registriamo un trimestre di Pil negativo negli Stati Uniti, assolutamente imprevisto, causato da elementi strutturali e non solo dalla stagionalità climatica, particolarmente avversa nel primo trimestre. Aggiungo inoltre la caduta degli utili delle aziende quotate, negli USA come in Europa, ma anche dei fatturati, già in calo da molti trimestri sia in aziende della grande distribuzione (WalMart) che tecnologiche (IBM). Anche il sistema finanziario non gode di buona salute. Le banche, ma soprattutto quelle europee, hanno livelli di sofferenze ancora molto elevati e continuano a ridurre i prestiti. I debiti continuano ad aumentare, sia governativi che societari, ma anche quelli privati, unico mezzo per sostenere i consumi. Anche negli Stati Uniti l’attività bancaria sta rallentando in modo preoccupante. I mutui sono in forte contrazione per il lievitare dei prezzi delle case; l’attività di trading sui mercati obbligazionari e anche dei cambi si è molto ridotta con mercati così piatti e monotoni.  La Cina, inoltre, emette segnali di instabilità finanziaria sempre più preoccupanti. Il settore immobiliare e delle costruzioni sta infatti implodendo sotto il peso di una sovra-capacità e di un eccesso di offerta non più gestibile e che si riflette in fallimenti a catena di diverse società del settore.

Il quadro descritto non è affatto roseo. Le mani forti sono già uscite del mercato e aspettano il giusto segnale per iniziare la mattanza di tanti piccoli pesciolini. Non succederà questa volta? Impossibile, la storia si ripete sempre ed in particolare sui mercati finanziari. Le bolle sono sempre scoppiate nella storia passata e recente. Quando accadrà? L’equilibrio è così precario che basterà un battito d’ali di una farfalla per provocare un effetto domino devastante.

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