Atteso ed acclamato, il bazooka di Draghi è arrivato: una serie di manovre monetarie ordinarie e non convenzionali, con l’obiettivo di combattere la deflazione e stimolare una crescita economica anemica in tutta l’area euro.
Vediamo i principali interventi:
– Tasso di intervento scende dallo 0,25% allo 0,10%;
– Tasso sui Depositi presso la BCE, negativo (- 0.10%)
– Operazioni di Rifinanziamento a Lungo Termine Condizionate (TLTRO) alle Banche, a tasso Fisso agevolato con durata massima fino a 4 anni, con obbligo per le banche che aderiscono, di trasferire tali fondi al Sistema Produttivo Reale (?!).
– Termine della “Sterilizzazione Monetaria” degli acquisti di Bond Governativi (regolati dal SMP – Securities Market Program)
– Preannuncio di un Programma di acquisto di Asset Backed Securities, evidentemente con sottostanti trasparenti e “di qualità” (olive greche o feta cheese?), per non incorrere nel problema dei Mutui Subprime.
TEMPI ed EFFICACIA: lunghi ed incerti, almeno 3/4 trimestri, visto che le prime TLTRO avverranno da settembre in avanti. Si tratta del primo caso di tassi negativi (qualcosa aveva fatto nel 2012 la Danimarca, ma non è storicamente significativo) per spingere il sistema creditizio europeo, ancora molto pericolante, a prestare soldi ad aziende e privati, già eccessivamente indebitati. E’ come offrire del veleno a piccole dosi per consentire di suicidarsi, ma lentamente.
Ed il QUANTITATIVE EASING? Draghi non lo ha escluso, ma se l’è tenuto come ultima risorsa. Non è “scomparso” dall’agenda della BCE, anche se obiettivamente passa per ora in secondo piano, rispetto all’articolato sistema di misure annunciato. Semplicemente rimane come ulteriore arma di riserva, in caso di persistenza di bassa inflazione, oppure euro forte e, comunque, potrebbe essere rappresentato dal ventilato programma di riacquisto di ABS, una scorciatoia inventata per evitare l’acquisto diretto di titoli di stato, come realizzato dalle altre banche centrali, ma osteggiato dalla Germania e dalla Bundesbank.
REAZIONI: neutre e di circostanza quelle della Merkel, mentre la banca centrale tedesca ha criticato la BCE per i danni subiti dai risparmiatori per il mantenimento dei tassi di interesse a livelli inesistenti.
MERCATI: l’euro ha reagito negativamente alla manovra, indebolendosi come auspicato dalla BCE, ma si è poi ripreso, già nella stessa seduta, rafforzandosi a sorpresa sul dollaro. Euforiche invece le borse, con nuovi record di periodo e storici per Francoforte e New York.
Nuovo balzo al ribasso anche per gli spread dei titoli governativi dei periferici e degli altri Paesi europei: Irlanda al 2,48% (meno degli USA al 2,6%), Spagna al 2,68% (sotto la Gran Bretagna) ed Italia al 2,8%. Nuovi minimi anche per il Belgio. Un delirio senza fine che non si ferma, grazie alle mani forti delle banche centrali.
Ma dietro alle promesse ci sono pochi fatti ed una polveriera che sta per scoppiare. La BCE è stata infatti costretta ad agire per combattere la discesa dei prezzi. Il tasso d’inflazione nell’area euro è sceso al +0,5% a maggio contro il 2%, tanto desiderato dall’autorità monetaria. In alcuni Paesi, poi, il tasso è già negativo, rendendo la sostenibilità dei crescenti debiti pubblici una sfida impossibile.
Ma la novità del pacchetto sono i tassi negativi e soprattutto i dubbi sulla efficacia del provvedimento. I tassi sui depositi presso la BCE erano già infatti scesi quasi a zero negli ultimi mesi ed è improbabile che il tasso negativo possa avere effetti significativi sul comportamento delle banche. Il precedente LTRO ha già fallito nello stesso obiettivo. Le banche hanno acquistato infatti grandi quantità di titoli di stato, invece di allargare il credito ad imprese e famiglie. In aggiunta, la domanda di credito rimane debole ed in costante diminuzione, mentre gli istituti di credito sono costretti a snellire il loro stato patrimoniale (deleveraging), anche erogando meno credito.
Rimane infine l’arma letale: l’acquisto di obbligazioni garantite da collaterale (asset-backed securities o ABS) visto che il “quantitative easing” puro, stile Fed, rimane in stand-by, e difficilmente verrà applicato, se non in caso di ulteriore recrudescenza della crisi finanziaria od economica.
La BCE ha sempre promesso più di quello che ha applicato, anche se questa volta si è spinta un pochino oltre. Tuttavia i provvedimenti indicati non serviranno né a rivitalizzare l’economia europea, né tantomeno l’inflazione negli stessi Paesi.
Le banche centrali sono in una corsa contro il tempo. Sei anni dopo lo scoppio della Grande recessione molte economie non denotano alcuna ripresa, malgrado gli eccezionali stimoli monetari messi in campo dalle autorità monetarie, che ammontano ad oltre $15 trilioni in un quinquennio. I risultati di queste manovre sono stati deludenti, mentre la bolla dei mercati finanziari e la relativa euforia spingono a pensare che il peggio sia passato. Ora le munizioni stanno finendo. La Fed si sta ritirando e la Bank of Japan e quella cinese stanno alla finestra, mentre i rispettivi contesti economici stanno loro sfuggendo dal controllo, tra scoppio di bolle, bassa crescita ed eccessivo credito.
La Fed ha ripetutamente ammesso che le sue armi per mettere a posto l’economia americana sono ormai limitate e quasi inefficaci, temendo lo scoppio della bolla dei mercati finanziari. Difficile pertanto pensare che anche il nuovo stimolo della BCE non possa finire nei mercati azionari ed obbligazionari come gli investitori pensano, premiando al rialzo entrambi i mercati.
Una persistente ed aggressiva politica monetaria rischia di provocare effetti collaterali, sia domestici che internazionali, per gli squilibri provocati dall’eccesso di leva finanziaria. Nel medio periodo, ma non troppo, ciò minerà la già modesta credibilità delle banche centrali e le lascerà nude ed impotenti alla prossima recrudescenza della crisi.
Il mercato è drogato dalla politica di tassi a zero. Uscire da questo cunicolo sembra impossibile, ma questa politica ha già provocato disastri nello spingere risparmiatori verso un eccessivo livello di rischio. Ora le banche centrali dovranno gestire l’onda d’urto, ma far rientrare i buoi nella stalla, sarà molto complesso.
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