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Pinguinoeconomico

SETTIMANA 21 – 27 APRILE 2014

Seconda settimana corta con mercati finanziari che continuano il recupero con volumi molto esigui nella prima parte della settimana, ma poi crollano nell’ultima seduta. Ancora una volta è il Nasdaq, l’indice tecnologico americano, il vero barometro dei mercati azionari. I risultati brillanti di Facebook e Apple di martedì sono bilanciati da quelli in linea e molto deludenti, rispettivamente di Microsoft e Amazon. Risale la tensione nell’Ucraina orientale con morti tra gli insorti per l’intervento militare delle forze di Kiev. Cina  e Giappone confermano dati di rallentamento economico e di ripresa dell’inflazione che deludono i mercati.

MERCATI FINANZIARI: Il bilancio della settimana è negativo per tutti gli indici europei e mondiali, compreso lo S&P500 che contiene la perdita ad un -0,1%, grazie alla performance di Apple e Facebook. Rimane forte l’interesse sul mercato obbligazionario dei Paesi periferici dopo il ritorno in questa settimana del Portogallo sul mercato degli eurobond. Negli Stati Uniti continua ad appiattirsi la curva dei tassi con rendimento del titolo quinquennale che sale, mentre il trentennale scende. Siamo tornati ad un livello di spread tra i due rendimenti come nel 2011, quando ci fu l’ultimo crollo della Borsa americana.

MERCATI EMERGENTI: sembrano dimenticati, in quanto non si riscontrano momenti di crisi acuti, ma alcuni Paesi come Ucraina e Venezuela sono sempre in depressione economica e sull’orlo di una crisi sociale e politica.

INDIA: scende la rupia per tre sedute consecutive, ai minimi da un mese. La fiducia sulla ripresa economica del Paese, che ha portato la Borsa ai massimi storici nelle scorse settimane, sembra stia scemando durante lo svolgimento delle elezioni che termineranno a metà maggio.

TURCHIA: il primo ministro Erdogan riconosce, nell’anniversario del massacro della minoranza armena (25 aprile 1915), il diritto di questo popolo a commemorare i loro morti, senza però ancora ammettere il genocidio da parte dei turchi.

UCRAINA-RUSSIA: si può ormai parlare di guerra civile in alcune città di confine verso la Russia. L’accordo di Ginevra della scorsa settimana non è stato mantenuto. Mentre i ribelli filorussi non si arrendono, le forze ucraine utilizzano la forza per ripristinare l’ordine nelle città controllate da forze russe paramilitari.

Proseguono le difficoltà economiche della Russia. L’uscita di capitali dal Paese, nel primo trimestre, ha superato i $70 miliardi, mentre S&Poor’s ha abbassato il rating del Paese a livello « junk » (spazzatura) e le previsioni indicano una recessione tecnica con l’economia in calo nei prossimi due trimestri. Per contrastare la svalutazione del rublo, la banca centrale ha alzato il tasso di sconto al 7,5%, per ora inutilmente visto che la divisa è ai minimi storici nei confronti di tutte le valute forti.

EUROPA : la BCE valuterà seriamente l’acquisto su larga scala di titoli ed altri attivi bancari e societari nel caso il tasso di inflazione continui a scendere e l’euro prosegua ad essere così sopravvalutato.

Si rafforza la crescita dell’attività imprenditoriale con l’indice PMI che in aprile sale a 54 dal 53,1 di marzo, il massimo da 35 mesi. La crescita è trainata dalla Germania, mentre rallenta in Francia. Sembra inoltre che ci sia una maggiore creazione di posti di lavoro, tale per cui le imprese credono che la ripresa sia sostenibile.

GERMANIA: L’indice IFO, che misura l’ottimismo delle imprese, è cresciuto in aprile fino a 111,2 dai 110,7 di marzo. Secondo il Ministro delle Finanze, l’economia tedesca ha avuto un primo trimestre molto sostenuto, in parte agevolato da un clima molto favorevole. Tale effetto non si rfletterà pertanto anche nel trimestre in corso.

OLANDA: scendono profitti e fatturato di Philips, la multinazionale olandese presente nel settore dell’elettronica, tecnologia (semiconduttori) e medicale, con conseguente crollo del titolo alla Borsa di Amsterdam.

PORTOGALLO: il Paese ha emesso €750 milioni di bond a 10 anni al tasso del 3.5752%, ultimo dopo Irlanda e Grecia a ritornare ad una emissione sui mercati internazionali. Il “leit-motiv” è sempre lo stesso: i mercati credono che la Bce farà qualsiasi cosa per evitare il default di un Paese periferico.

FRANCIA: sale ancora la disoccupazione per la 32esima settimana nelle ultime 34.

ITALIA: cala l’export a febbraio sull’anno precedente in misura significativa (-3,8%), rispetto allo scorso anno. Si tratta del primo calo negli ultimi quattro anni e rappresenta un altro segnale di malessere per l’unico settore in controtendenza in questa pesantissima recessione per il nostro Paese. Fitch mantiene stabile il giudizio sull’Italia, ma alza  l’outlook da stabile a positivo, sostenendo che la crisi finanziaria è finita. Tuttavia i fallimenti salgono a 3.600 nel primo trimestre 2014, +22% rispetto allo scorso anno. Ancora peggio le richieste di concordato preventivo (+34%).

SPAGNA: prosegue la ripresa spagnola, secondo la banca centrale, che prevede un Pil in crescita del +0,4% sul trimestre precedente, dopo il +0,2% del quarto trimestre. Fitch alza il rating spagnolo a livello di quello italiano.

SLOVENIA: Il partito di maggioranza elegge un nuovo responsabile politico. Il primo ministro dello stesso partito dichiara di non poter più governare senza il sostegno interno, mentre gli altri due componenti della coalizione governativa non accettano il nuovo leader, ora sindaco della capitale Lubiana, indagato per corruzione. Si profila così una probabile crisi di governo, in un Paese strangolato dalla recessione. Dopo tre anni di fila di Pil negativo, nel 2014 l’economia dovrebbe crescere del +0,5%. Il deficit ha raggiunto nel 2013 il 14,2% del Pil, in seguito al salvataggio delle banche che è gia costato 3,3 miliardi di euro. Per l’anno in corso la Slovenia ha già soddisfatto le esigenze di finanziamento, ma venerdì il rendimento del decennale è risalito al 3,7% dal 3,56% del giorno precedente. A metà novembre il rendimento si attestava al 6,6%, a conferma di questa insana euforia speculativa, negli ultimi sei mesi, sui titoli dei Paesi periferici che non ha alcun fondamento economico.

USA: si rafforzano le perplessità sulla nuova crisi immobiliare dopo l’uscita del dato di marzo sulle vendite di case esistenti, in calo del -14% rispetto a febbraio. Tutto questo in un contesto di mutui in forte contrazione (-70% sull’anno precedente) e di prezzi immobiliari in continua ascesa, mentre le transazioni continuano a calare ed il 50% degli acquisti nel 2013 è stato effettuato in contanti. Previsioni di crescita del Pil nel primo trimestre ribassate da Goldam Sachs dal 3% all’1%, in soli 3 mesi.

TRIMESTRALI USA: Apple risponde ai detrattori (me compreso) con la miglior trimestrale di inizio anno della sua storia con 43 milioni di IPHONE venduti (37ml la stima) e 16 milioni di IPAD (20mln la stima). Annuncia uno stock-split di 7:1, per rendere il titolo interessante (a circa $80 invece di $550) per un suo ingresso nell’indice Dow Jones (30 titoli) ed incrementa il suo programma di buy-back azionario di altri $30 miliardi, fino a $60 miliardi. Anche Facebook non delude i suoi investitori con utili che triplicano rispetto allo scorso anno e ricavi in crescita del +71%. Ancora una volta i risultati sono trascinati dalla vendita di pubblicità sulla telefonia mobile, quello che il mercato apprezza.

Pfizer, il coloso farmaceutico, lancia una offerta di acquisto sulla rivale AstraZeneca per $101 miliardi, al momento rifiutata, di cui $70 miliardi in contanti. Ford comunica ricavi ed utili in calo, lamentandosi della solita scusa del maltempo nel primo bimestre.

Microsoft comunica dati inferiori alle stime previste, sia pure leggermente, mentre il vero cigno nero del mercato tecnologico è Amazon. La società sembra essere una continua start-up, dopo oltre 20 anni dalla sua creazione. Con $19,7 miliardi di fatturato nel trimestre, registra poco più di $100 milioni di utili, una cifra insignificante. Non è più sufficiente l’incremento di fatturato su anno del +23%, se i margini sono pari allo 0,6%. Titolo crolla del -10% e trascina il Nasdaq di nuovo in ribasso.

GIAPPONE: risale la tensione con la Cina sulla sovranità dell’arcipelago conteso. Abe ottiene da Obama, durante la visita in Giappone, il sostegno morale sulla attuale disputa. Inflazione ad aprile cresce del +1,3% annuo, rispetto all’1,4% previsto e ancora ben al di sotto del 2%, voluto da governo e banca centrale. Nessuno ha però evidenziato che su base mensile la crescita è stata del +2,9%, in seguito all’incremento dell’IVA dal 5 all’8%, operativo da inizio mese. Pessimo dato sulla bilancia comerciale a marzo, con le esportazioni che salgono solo del +8,6% sull’anno precedente, rispetto ad una previsione quasi doppia. L’aumento delle importazioni porta il deficit commerciale in profondo rosso, uno dei mesi peggiori di sempre.

CINA: l’indice del settore manifatturiero scende per il quarto mese consecutivo sotto la soglia dei 50 punti, a 48.3, leggermente meglio dei 48 previsti. La divisa cinese, lo yuan, continua a svalutarsi lentamente raggiungendo la soglia dei 6,25 contro dollaro. Rispetto ad inizio anno la discesa è pari al 4% e conferma la poca fiducia degli investitori nella ripresa o tenuta dell’economia del Paese.

MATERIE PRIME: l’oro ritorna sopra $1.300, nell’ultima seduta a causa della crisi ucraina, dopo essere caduto fino a $1.270 nel resto della settimana. Rame che registra invece le migliori due settimane consecutive da inizio anno, mentre il petrolio la peggiore con discesa da $104 a $101,5.

BANCHE: le banche italiane dichiarano la chiusura di 1.500 filiali nel prossimo biennio. Continua il misterioso suicidio/omicidio di banchieri nell’ultimo bimestre, sia negli Stati Uniti che in Europa. Il numero complessivo di decessi ha raggiunto le 13 unità.

VALUTE: continua la forte correlazione tra dollaro/yen ed indici azionari. Quando i mercati calano sensibilmente il cross valutario si indebolisce, grazie al rafforzamento dello yen ed alla chiusura di operazioni speculative. Modeste oscillazioni, invece, tra euro e dollaro, intorno ad 1,38 con la divisa europea che non riesce ad indebolirsi, malgrado le continue minacce di intervento da parte della banca centrale europea. Si rafforza ancora la sterlina, che beneficia del dato molto positivo delle vendite al dettaglio di marzo.

SINTESI: Sembrava tutto dimenticato fino a giovedì con mercati che rimbalzavano per qualche trimestrale decente di società tecnologiche, quando venerdì è arrivata di nuovo la mannaia. La scusa è stata l’inasprirsi della crisi militare ucraina, con il rischio di una invasione russa sempre più probabile. La realtà è che il rischio rimane ancora pericolosamente sottovalutato, grazie all’intervento artificiale delle banche centrali che hanno ridotto i tassi di interesse a zero. Tuttavia i segnali di allarme si moltiplicano dalla Cina agli Stati Uniti, dove il mercato immobiliare è in pericoloso stallo ed i ricavi aziendali continuano a scendere, ad ogni trimestre.

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