Trump, tuttavia, non ha accettato la decisione, tirando in ballo brogli e frodi elettorali e farà sicuramente ricorso.
In questo contesto di incertezza cerchiamo di capire quali siano invece i punti fermi, politici ed economici, e quali implicazioni potranno avere sui mercati finanziari ed in particolare azionari da qui a fine anno.
L’ESITO ELETTORALE
Detto della querelle presidenziale che potrebbe andare avanti per settimane nelle aule dei tribunali e fino alla Corte Suprema, l’onda blu democratica tanto attesa non si è tuttavia verificata.
Al momento i democratici hanno perso qualche deputato al Congresso, che già controllavano, mentre il Senato rimane ancora in vantaggio dei repubblicani (50-48) e difficilmente gli ultimi due senatori ancora in bilico in Georgia passeranno di casacca.
L’IMPATTO SU WALL STREET
I listini americani hanno subito abbandonato Trump, salendo sul carro del probabile antagonista democratico. Il fatto che il partito di Biden non controllerà probabilmente anche il Senato evita che le politiche del presidente uscente, assai espansive in materia fiscale, vengano smantellate dal suo successore.
Inoltre, un governo diviso nei due rami del Parlamento e la prosecuzione di una politica monetaria ultra espansiva da parte della Federal Reserve hanno tranquillizzato Wall Street, alimentando il rally post elettorale.
L’AGO DELLA BILANCIA – LA FEDERAL RESERVE
Wall Street ha dimostrato la sua insensibilità sia alle tematiche politiche (elezioni) che economiche (recessione), oscillando significativamente in entrambe le direzioni.
Anche la ripartenza della diffusione del Covid, di cui gli Stati Uniti sono il Paese più colpito in tutto il pianeta, è stata completamente ignorata congiuntamente al crollo degli utili aziendali.
Diverse società, anche quotate, sono tenute in vita dai sussidi statali o dalla liquidità messa a disposizione della Federal Reserve in modo indiretto attraverso il sistema bancario ed il meccanismo perverso dei buybacks azionari.
IL RUOLO DEL DOLLARO
Non sarà sicuramente da sottovalutare il ruolo del biglietto verde.
Fed e Biden terranno elevati gli interventi statali, pesando notevolmente sul deficit e sul debito pubblico, già zavorrati dalle politiche degli ultimi anni e accelerate negli ultimi mesi.
Il dollaro è destinato probabilmente ancora a deprezzarsi, ma tale eventualità non dispiace ai mercati emergenti.
MATERIE PRIME ED ALTRI ASSETS
Il trend ascendente delle materie prime non dovrebbe deragliare con la nuova presidenza democratica anzi, al contrario, dovrebbe essere ulteriormente accompagnato dalla debolezza del dollaro.
In questo contesto sembrano da privilegiare i metalli preziosi, il rame e le materie agricole, mentre più difficile è una previsione sul petrolio, che alcuni analisti vedono ancora in calo mentre altri stimano invece in forte apprezzamento.
Sul mercato obbligazionario i rendimenti sono in risalita tra aspettative di una ripresa dell’inflazione e l’aumento dei debiti pubblici, che rendono meno appetibili i titoli di stato.
I MERCATI AZIONARI
Tra un nuovo record e l’altro, il mercato azionario americano sembra in bilico verso una importante rotazione settoriale, che potrebbe sostenere ancora la crescita nei prossimi mesi. Industriali, finanziari ed energia sono i comparti pronti per sostituire il rally dei titoli tecnologici, che sembra arrivato a fine corsa con valutazioni ormai ingiustificabili.
I listini europei seguiranno a ruota cercando di recuperare la sotto perfomance del settore bancario che li penalizza rispetto alla tecnologia statunitense.