La settimana precedente si è chiusa in ribasso per gli indici americani ma con una variazione ben inferiore al cinque per cento, la prima dopo quattro ottave di oscillazioni nettamente superiori.
La riduzione della volatilità è sicuramente un segnale di maggiore stabilizzazione per quanto l’indice VIX poco sotto la soglia dei 50 punti lasci pensare che le fasi di ribasso non siano ancora concluse e che dobbiamo aspettarci comunque diversi mesi sull’ottovolante.
Il mercato americano è entrato in bear market con la rapidità
più veloce della storia spingendo la Federal Reserve ad un massiccio intervento per cercare di mettere in sicurezza il sistema finanziario della prima potenza economica mondiale.
Purtroppo la chiusura di gran parte del Paese, decisa in seguito al dilagare dell’epidemia in diversi stati, sta avendo conseguenze molto negative sull’economia a stelle e strisce costringendo la Banca Centrale ed il governo a programmi di sostegno in serie.
Nel giro di tre settimane, la Federal Reserve ha immesso nel sistema finanziario quasi 1,5 trilioni di dollari assicurando una impressionante liquidità in particolare sul mercato obbligazionario per evitare sia massicci default che un ampliamento eccessivo degli spreads sui mercati meno liquidi, quali corporate bond e high yields.
BUY-BACKS e UTILI AZIENDALI
Il sostegno della Federal Reserve non è venuto meno e si è subito riversato anche sui mercati azionari che hanno registrato nell’ultima settimana di marzo il più consistente rimbalzo dal 1932.
Nell’ultima ottava, invece, lo S&P500 ha ceduto solo due punti percentuali rimanendo in un range di quotazioni tra 2.620 e 2.480 punti, livelli che ha cercato di rompere entrambi sia al rialzo che al ribasso, tra metà e fine settimana.
In un mercato ribassista è assai frequente che i minimi vengano poi ritestati prima di una fase di rialzo, ma non è sicuro che il rimbalzo dal primo crollo si sia già esaurito ed abbia ancora fiato come appare anche nell’inizio di questa nuova settimana di aprile.
Tuttavia, malgrado il massiccio intervento della Fed, Wall Street perderà, almeno per il resto dell’anno, due dei principali pilastri della crescita dell’ultimo decennio: i buybackse gli utili aziendali.
Questo non in maniera totale, ma sicuramente in misura tale da condizionare le quotazioni per il resto dell’anno in virtù della minore liquidità (riduzione/azzeramento della procedura di riacquisto di azioni proprie) e del deterioramento della redditività aziendale causato della chiusura o rallentamento di molte attività produttive.
I quasi 950 miliardi di dollari di buybacks dello scorso anno, non verranno certamente replicati quest’anno con una decurtazione che probabilmente supererà il 50% rispetto al 2019 ma potrebbe anche scendere ulteriormente qualora tutte le società li annullassero nel resto del 2020, volontariamente o per decreto governativo.
Per quello che riguarda, invece, gli utili aziendali è nebbia fitta. Alcuni settori dovranno sopportare per alcuni mesi anche un crollo dei ricavi dell’80% come le compagnie aeree o addirittura del 100% per le società croceristiche. In netto calo saranno anche le attività di ristorazione e la vendita di auto. Tuttavia, ci sarà una forte rotazione tra i diversi settori, già in atto, a favore di farmaceutici, società di sicurezza informatica, software intelligenti e distribuzione alimentari e nuovi business che si sapranno ben districare nell’economia del post virus.
LA RIDUZIONE DELLA VOLATILITA’
La Fed è riuscita nell’intento di abbassare il livello di panico delle prime tre settimane. Sicuramente assisteremo ancora a sedute con variazioni anche di cinque punti percentuali, ma difficilmente oltre. La normalità diventeranno comunque giornate con oscillazione in entrambi i sensi di due/tre punti percentuali con la speranza che il range giornaliero tenda ad affievolirsi ulteriormente trascinando il VIX ad un livello più consono ad un mercato meno schizzofrenico.
L’incendio sembra sotto controllo, sebbene non ancora spento, con la Fed che ha fatto da pompiere riversando ettolitri di acqua sul mercato in fiamme in attesa di capire la vera entità del danno del propagarsi del virus sull’economia mondiale.