IL SUPER MARTEDì ELETTORALE: BIDEN BATTE LA FED E SALVA (PER ORA) I MERCATI
Giornata molto movimentata martedì sui mercati americani con indici in forte oscillazione sin dall’apertura in scia ai mercati europei già molto deboli.
Dopo mezz’ora dall’apertura la Fed comunica a sorpresa il taglio dei tassi di interesse di cinquanta punti base, al di fuori di una riunione ordinaria prevista per il 18 marzo, e gli indici scattano in positivo raggiungendo un picco intraday di 3.130 punti dello S&P500. Da questo livello il mercato è sceso progressivamente fino a 2.975 con una calo del 5% rispetto al massimo giornaliero e rimbalzando nel finale solo poco al di sopra dei 3.000 punti con un calo finale che ha sfiorato i tre punti percentuali rispetto alla seduta di lunedì.
Il mercato ha giudicato improvvisa, tardiva e forse anche controproducente la mossa della Banca Centrale, la prima fuori dai canoni ufficiali dal 2008; oppure teme che la Federal Reserve possa fare ben poco per arginare l’emergenza virus e di conseguenza il rischio di una prossima recessione anche negli Stati Uniti.
Effettivamente tassi di interesse ancora più bassi avranno un impatto economico molto modesto sull’economia reale e solo tra 6-8 mesi, mentre potrebbero essere da sostegno psicologico, almeno nel breve periodo, per i mercati finanziari.
Trump ha fatto dei record di Wall Street un suo cavallo di battaglia personale e vuole che mercato azionario ed economia siano sempre in ottima forma per lanciarlo verso la rielezione a novembre.
LE POLVERI BAGNATE
In definitiva il mercato è consapevole che le munizioni in mano alla Banca Centrale sono ormai più psicologiche che realmente efficaci. Tuttavia apprezza il sostegno materiale della liquidità che consente a Wall Street di mantenere un atteggiamento rialzista cercando di fronteggiare anche i possibili danni provocati dal diffondersi del virus anche negli Stati Uniti.
E’ la prima volta negli ultimi decenni che gli indici americani chiudono con un passivo così pesante in scia al calo dei tassi di interesse.
Ormai l’effetto della riduzione dei tassi di interesse ha più l’effetto di un anestetico che di una vera medicina efficace.
L’EFFETTO BIDEN
Il rimbalzo nella seduta di ieri di Wall Street, con gli indici che hanno superato un 4% di incremento è stato alimentato dalla inaspettata vittoria di Biden nel super martedì elettorale delle primarie democratiche. Tale esito ha ridimensionato, ma non cancellato, le ambizioni di Sanders, il politico più socialista trai candidati alla Casa Bianca visto con timore dai mercati nel caso di una sua vittoria a novembre, ed ha invertito la tendenza ribassista del mercato azionario della scorsa settimana. Questa prospettiva allenta la tensione sul fronte politico e consente agli ottimisti una ragione per comprare il rimbalzo che si sta concretizzando con qualche alto e basso da inizio settimana.
I DATI MACRO
In aggiunta un altro aiuto al mercato è arrivato anche da alcuni dati macro economici che mostrano un’economia americana ancora resistente al virus nel mese di febbraio e mantengono un mood positivo verso gli investimenti a rischio.
LE PROSPETTIVE
Fino a quando persisterà un’elevata volatilità è difficile fare previsioni sul trend del mercato. In assenza di brutte notizie, il mercato rischia l’ennesimo recupero a V ed anche di superare i precedenti massimi storici.
Nel caso, invece, di una diffusione massiccia del virus negli Stati Uniti, la correzione potrebbe proseguire con target al di sotto di quota 3.000 punti ed aggiungere un’altra pezzo di ribasso qualora le aziende inizino a lanciare profit warning e soprattutto a licenziare personale.