Thursday 21st November 2024,
Pinguinoeconomico

IL SILENZIO DELLE BANCHE CENTRALI

Da inizio settimana i mercati azionari hanno incominciato a scendere sfruttando le notizie sulla diffusione del coranavirus anche in altre economie industrializzate, quali Giappone, Corea ed Italia.

Come spesso accade, i ribassi sono assai violenti, utilizzando scuse differenti per evitare ulteriori perdite future, o solo per preservare laute plusvalenze, come quelle realizzate non solo negli ultimi mesi, ma in tutto l’ultimo decennio.

 

IL CAMBIAMENTO DI SENTIMENTO

Anche se alcuni listini azionari hanno già lasciato sul terreno oltre il 10% in quattro sedute, è forse ancora presto per definire sepolto il famoso “buy on deep”, che ha caratterizzato l’andamento dei mercati azionari nell’ultimo decennio.

Assistiti dall’enorme liquidità profusa nel sistema finanziario dalle principali Banche Centrali mondiali, i mercati azionari hanno sempre recuperato negli anni scorsi qualsiasi tipo di scivolone.

Tra novembre e dicembre 2018, lo S&P500 ha sfiorato una perdita del 20%, molto vicino ad una reale correzione tecnica, ma è stato salvato sia dall’intervento governativo sia da quello della Federal Reserve, che nei mesi successivi ha tagliato i tassi di interesse domestici per ben tre volte, adottando un nuovo Quantitative Easing ed infine assistendo il sistema bancario con operazioni di rifinanziamento, per evitare un credit crunch.

Si tratta di politiche monetarie tutte ultra espansive, che hanno permesso ai mercati americani di guadagnare nel 2019 tra il 25% ed il 30%, con una economia interna che a stento supera il 2% di crescita.

Il “sentiment” rimane per ora ancora positivo, ma qualche crepa si sta insinuando nell’ottimismo sfrenato degli investitori.

 

IL NUOVO SCENARIO DEL VIRUS

La diffusione del coronavirus, prima solo in Cina e poi ora anche a livello mondiale, si appoggia ad un quadro economico che a cavallo dell’anno risultava già molto debole con Europa e Giappone in recessione, Cina e Stati Uniti in rallentamento.

Il problema sanitario ha imposto alla Cina di limitare gli spostamenti di quasi la metà della popolazione per almeno quattro settimane, di cui una – l’ultima di gennaio – era già semi prevista in quanto festiva.

Questo shock ha creato una semi paralisi produttiva e difficoltà nella spedizione delle merci per la parziale chiusura degli scali merci cinesi.

In un mondo ormai così globalizzato lo starnuto della Cina, anche per solo poche settimane, può provocare una vera polmonite nel resto del mondo. Questo a causa della debolezza delle economie mondiali, sussidiate da anni solo dalle politiche monetarie ultra espansive ed incapaci di sopravvivere senza i tassi di interesse ai minimi storici o addirittura negativi.

 

L’ATTEGGIAMENTO DELLE BANCHE CENTRALI

Al momento è assolutamente guardingo. Una correzione del 10% delle quotazioni azionarie è  salutare dopo i guadagni parabolici degli ultimi cinque mesi.

Tuttavia, qualora la discesa dovesse raddoppiare in tempi brevi ed avvicinarsi al 20%, le autorità monetarie scenderanno in campo per abbassare ulteriormente i tassi di interesse, inondando ancora di liquidità i mercati.

L’effetto dovrebbe essere positivo per i mercati azionari, ma solo inizialmente, in quanto ora quello che preoccupa è l’impatto del virus sull’economia reale ed in particolare sull’attività delle aziende, che stanno stringendo i denti in attesa di una veloce ripartenza che ancora, tuttavia, non si intravede.

Il danno del virus sull’economia cinese e mondiale non è ancora stato ben identificato ed è difficile da quantificare tanto più l’epidemia si allargherà ad altri Paesi.

L’ulteriore discesa dei tassi di interesse potrà aiutare le aziende più indebitate, ma il mercato tornerà a guardare un pochino di più ai fondamentali, vale a dire all’andamento delle aziende ed al loro valore, in particolare dopo l’impatto  del virus.

Le Banche Centrali hanno già sparato quasi tutti i loro proiettili ed aspetteranno di conseguenza una situazione più chiara,  cioè un diverso quadro macro economico, prima di fare un ulteriore passo.

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