Si diffonde l’epidemia di polmonite asiatica, sviluppatasi dallo scorso ottobre e che da inizio anno inizia a preoccupare le autorità cinesi, le quali hanno preso la scorsa settimana provvedimenti drastici, nel tentativo di bloccarne l’ulteriore contagio ad altre zone del Paese.
Nello specifico, l’intera città di Wuhan, undici milioni di abitanti, la sesta del Paese per dimensione e considerata il focolaio dell’epidemia, è stata messa in quarantena con una serie di restrizioni sempre più vincolanti per la popolazione.
Dopo aver vietato sia l’accesso che l’uscita dalla città e da metà weekend anche l’utilizzo delle auto private, sono stati chiusi anche i teatri ed altri luoghi pubblici (es: Starbucks) per limitare i luoghi di contatto e di conseguenza di ulteriore contagio.
I provvedimenti sono poi stati estesi, nella parte finale della scorsa settimana, anche ad altre città del circondario, per un totale dichiarato di circa 56 milioni di abitanti, il 4% circa dell’intera popolazione, ed hanno coinvolto anche limitazioni sui viaggi aerei, ferroviari e stradali, fino all’annullamento dei festeggiamenti per le imminenti festività nelle aree più a rischio.
Sfortunatamente lo scoppio dell’epidemia è avvenuto a pochi giorni dalla principale festività cinese, il Capodanno Lunare, che si svolge annualmente a cavallo tra la fine di gennaio e l’inizio di febbraio e durante la quale si spostano decine di milioni di cinesi.
LA SITUAZIONE ATTUALE
Secondo le dichiarazioni ufficiali, il virus ha già contagiato oltre 2.000 persone ed in 56 casi è già stato fatale, pari solo al 3% dei soggetti coinvolti, ma ancora ben al di sotto delle percentuali della SARS (10%) che colpì la stessa regione asiatica nel 2003.
In realtà non ci sarebbe nulla di cui spaventarsi, in quanto una normale influenza miete ben più vittime ogni anno nei Paesi sviluppati (Europa e Nord America) durante la stagione invernale.
In aggiunta, oltre la metà delle vittime aveva più di ottant’anni ed era già affetto anche da altre patologie molto più serie o croniche.
Tuttavia, questa forma di polmonite sembra che si possa trasmettere anche durante la fase di incubazione e questo elemento sta facendo la differenza nel livello di diffusione della malattia.
Secondo il sindaco di Wuhan cinque milioni, pari a circa il 40% della popolazione cittadina, hanno lasciato casa per andare a festeggiare il Capodanno da parenti in altre città limitrofe.
Il primo cittadino ha affermato inoltre che saranno nei prossimi giorni almeno altre 1.000 le nuove persone infettate dal virus. I casi di contagio, seppur ancora limitati a solo qualche decina, stanno aumentando anche a Pechino e Shanghai, le prime due e più popolose città del Paese, mentre anche Hong Kong applicherà restrizioni a cittadini cinesi, esplicitamente delle regioni più colpite dal virus, in entrata nell’ex protettorato britannico a partire da inizio settimana.
L’IMPATTO SUI MERCATI e SULL’ECONOMIA MONDIALE
Negli ultimi 25 anni, le precedenti epidemie (SARS, febbre aviaria, influenza suina, etc..), tutte di ceppo asiatico, hanno avuto un impatto negativo contenuto sui mercati finanziari e per un periodo non superiore alle 3-4 settimane.
La storia potrebbe ripetersi anche in questo caso, in misura ancora più modesta, vista l’euforia che coinvolge da alcuni mesi i mercati azionari, i quali aggiornano quotidianamente nuovi massimi storici, o più accentuata qualora i casi di contagio continuino a moltiplicarsi nei prossimi giorni/settimane.
Più pesanti potrebbero essere invece le conseguenze sulla crescita mondiale, qualora l’epidemia andasse fuori controllo e dovesse persistere oltre le 2/3 settimane, senza intravedere una riduzione dei nuovi casi di contagio.
Ovviamente l’economia più a rischio sarebbe la Cina, dove è nato e si è diffuso questo virus, ma le conseguenze si estenderebbero a tutto il pianeta, visto il peso raggiunto dalla seconda economia mondiale nello scacchiere economico.
Secondo le prime generiche previsioni, il Pil cinese potrebbe perdere un 1,2% dalla riduzione del business e dei consumi, crescendo del 4,8% nell’anno in corso invece del solito 6% dichiarato e, di conseguenza, anche inspiegabilmente sempre raggiunto.
In questi primi giorni di quarantena, i trasporti interni sono già crollati complessivamente del 29% con punte del 41% per quello aereo e ferroviario. Da spettatori esterni, sembra inoltre impossibile che si possa mantenere in quarantena per un periodo esteso una città di 11 milioni di abitanti ben superiore a quella di New Tork (8,3mln).
Tanto più lunga ed estesa geograficamente sarà la quarantena e tanto maggiore sarà l’impatto negativo sull’economia domestica e di conseguenza su tutte quelle che hanno importanti rapporti commerciali con la prima economia asiatica a cominciare proprio dagli Stati Uniti.
ASSETS E SETTORI COINVOLTI
Per quanto riguarda il mercato azionario, il comparto del lusso e le compagnie aeree potrebbero soffrire più di ogni altro, seguiti da alcune società petrolifere. A ruota, nel caso di una e vera e propria epidemia, anche le vendite al dettaglio, gli industriali fino alla tecnologia (i fornitori di Apple allungheranno le vacanze di almeno una settimana, ritardando la produzione e le consegne).
Tra le materie prime rame e petrolio stanno già pagando un pesante dazio: l’oro nero ha perso il 20% in sole tre settimane rispetto al picco della crisi iraniana ad inizio mese.
Tra i metalli preziosi, l’incertezza potrebbe aiutare un nuovo allungo di oro ed argento verso nuovi massimi che si avvicinano ai rispettivi picchi del 2011.
La paura potrebbe spingere inoltre verso un ulteriore ribasso dei rendimenti obbligazionari, già alimentato dalle politiche monetarie ultra espansive delle principali Banche Centrali.