Quella che sta per iniziare è una settimana molto importante sia per i mercati azionari, ma anche per quelli obbligazionari, per diverse materie prime ed infine per le valute.
Tutto è concentrato sulle aspettative per l’esito della riunione della Fed di mercoledì sera.
Gli ultimi dati macro economici lasciano intravedere un taglio di 25 punti base, ma c’è ancora chi spera e tifa – in particolare il presidente Trump – per un provvedimento più netto di mezzo punto percentuale.
Infine, negli ultimi giorni è cresciuta la fronda, che si attesta al 20% circa, di coloro che sono fiduciosi che la Banca Centrale resisterà alle invettive del Presidente e che rimarrà ferma sulle posizioni di luglio.
COSA E’ CAMBIATO
Dieci giorni fa la Bce ha messo in mostra tutta la sua artiglieria, abbassando il tasso di sconto al -0,2% e lanciando un nuovo programma di Quantitative Easing di 20 miliardi di euro mensili, a partire dal primo novembre.
LA REAZIONE DEI MERCATI
Positiva quella dei mercati azionari con Wall Street, ad una inezia dai nuovi record storici ed i mercati europei sui massimi dell’anno.
Inaspettata invece quella dei mercati obbligazionari, che dopo un primo giorno di forti guadagni, in scia al nuovo provvedimento, hanno cancellato gran parte dell’imponente e forse eccessivo rally del mese precedente.
Dal Labour Day di fine agosto il rendimento del Tbond è risalito dal 1,45% al 1,9%, mentre quello del Bund dal -0,7% al -0,45%.
Meno impetuosa, al contrario, la discesa del Btp italiano, che sconta ancora i benefici accordati al nuovo governo.
Anche i metalli preziosi, molto sensibili negli ultimi mesi al calo dei tassi di interesse, sono prima rimbalzati e poi caduti sensibilmente.
Infine le valute: l’euro si è inizialmente indebolito, in scia alle dichiarazioni di Draghi fino a 1,095, ma si è successivamente rafforzato, risalendo a 1,11 in chiusura della scorsa ottava.
COSA ASPETTARSI
Gran parte dell’esito delle mosse della Fed di metà settimana sono già state scontate in positivo dai mercati. Il rischio è che ci possano di conseguenza essere più delusioni che fuochi di artificio.
L’attenzione si concentrerà sulle future mosse della Banca Centrale. E’ abbastanza scontato che Powell abbasserà di soli 25 punti base, ma potrebbe eliminare il taglio di dicembre mettendo in difficoltà i mercati, sia azionari che obbligazionari e questi ultimi proseguirebbero a spingere i rendimenti verso l’alto.
In definitiva, la Fed è sempre più compressa tra l’incudine di una crescita economica ancora solida negli Usa, ma con l’inflazione più elevata dal 2007, ed il martello di Trump favorevole, senza mezzi termini, ad una politica monetaria ultra espansiva per sostenere anche la sua rielezione tra poco più di un anno.
Anche le tensioni commerciali che si stanno appianando tra Usa e Cina sembrano ormai scontate nelle quotazioni, mentre la settimana apre già con qualche apprensione per il forte aumento del prezzo del greggio (+10%), in scia all’attacco nel weekend scorso ai pozzi petroliferi sauditi. Sembra che l’Arabia Saudita abbia dimezzato la produzione almeno per i prossimi giorni, rischiando di aumentare le tensioni tra Stati Uniti ed Iran, la probabile mente dietro al bombardamento.