Il dilemma dei debiti negli Stati Uniti è sempre un tema alquanto ricorrente, che politici ed economisti tendono a sottovalutare per non irritare la suscettibilità dei mercati, ma il livello dei debiti influisce sulla crescita domestica, soprattutto quando diventa considerevole e continua a lievitare, come sta avvenendo negli ultimi anni.
La manovra fiscale dello scorso anno, a favore delle imprese, porterà ad un incremento sia di debito pubblico che di deficit spinto anche dalla risalita dei tassi di interesse, che pesano sul costo di rifinanziamento.
IL DEBITO PUBBLICO
Il deficit è salito del 17% nell’anno fiscale 2018, che termina a fine settembre, raggiungendo la cifra di 779 miliardi di dollari ed avvicinandosi al 4% del Pil, mentre l’incremento del debito è pari a $1,27 trilioni nello stesso periodo fiscale.
Ciò che preoccupa è la velocità di crescita di entrambi i debiti, con la prospettiva che possano ulteriormente lievitare nei prossimi anni, in virtù della riforma fiscale che ha abbassato le tasse alle aziende e di un possibile rallentamento dell’attuale ciclo economico.
I DEBITI PRIVATI
Oltre i due terzi del Pil statunitense è basato sui consumi domestici, una parte dei quali sono realizzati utilizzando la leva del debito, che ha permesso di mantenere la capacità di spesa dei cittadini americani, assai elevata anche nei periodi di crisi.
Nel “celebrare” il decennale dell’anniversario di Lehman Brothers, la struttura delle principali banche del Paese è rimasta intatta. Esse rimangono “Too big to fail” e per tale motivo sempre da monitorare.
Il fatto che siano state aiutate dal governo e dalla Banca Centrale attraverso il Quantitative Easing le ha rese più resistenti, ma ancora fragili dal punto di vista finanziario.
Sono, tuttavia, i consumatori americani che hanno accumulato consistenti debiti ad un tasso di crescita più sostenuto delle società, sia finanziarie che industriali o di servizi.
Per mantenere inalterato lo standard di vita o arrivare a fine mese, i privati hanno sensibilmente incrementato la loro esposizione debitoria in tutti i pilastri del credito al consumo, che hanno recentemente raggiunto nuovi allarmanti records, superiori anche a quelli della precedente crisi finanziaria.
IL DEBITO COMPLESSIVO
Secondo una ricerca condotta dalla Federal Reserve nel 2017, un quarto degli adulti americani non ha risparmi per affrontare la pensione ed il 41% ha dichiarato che non detiene sufficienti risparmi per sostenere una spesa di emergenza di 400 dollari.
Il debito privato complessivo ha raggiunto la cifra record di 12,68 trilioni di dollari a fine 2017, in rialzo di $618 miliardi rispetto al picco del 2008.
Alla fine del primo semestre del corrente anno il totale ha raggiunto $13,29 trilioni, con un incremento di $454 miliardi sull’anno precedente.
L’elemento da sottolineare è che il livello di debito è salito per 16 trimestri consecutivi.
CARTE DI CREDITO
Il totale è cresciuto di $45 miliardi quest’anno, raggiungendo gli 1,04 trilioni di dollari a fine giugno, anche in questo caso al di sopra del picco di giugno 2008.
Malgrado i tassi di interesse siano ancora a livelli bassi per le banche, il tasso medio di finanziamento sulle carte di credito raggiunge il 15,5%, rispetto al 12,5% di cinque anni fa.
Sorprende che a queste condizioni il debito delle carte plastificate continui a salire.
Solo in termini di interessi, il consumatore ha pagato lo scorso anno $104 miliardi, l’11% in più rispetto allo scorso anno ed il 35% in aggiunta nei confronti del 2012.
FINANZIAMENTI ALLO STUDIO
Gli “student loans” sono in costante crescita da oltre un decennio ed hanno ormai sfiorato il trilione e mezzo di dollari di esposizione ($1,41) nel secondo trimestre dell’anno in corso: sono praticamente triplicati dall’inizio dell’ultima crisi finanziaria. Tale risultato li pone al secondo posto tra i debiti privati solo dietro ai mutui.
Un simile ammontare, con una media per studente che sfiora i quarantamila dollari, impedisce a molti giovani di trovare un lavoro ben remunerato che consenta loro di ripagare velocemente il debito nei confronti del quale, inoltre, non possono andare in fallimento.
Il debito risulta così una zavorra per molti cittadini per il resto della vita ed impedisce loro investimenti alternativi significativi, quale l’acquisto di un appartamento e meno denaro in tasca da riversare nel ciclo economico.
DEBITI AUTO
Mentre l’aumento dei prezzi delle auto ha inciso sulle vendite del settore negli ultimi due anni, il fenomeno non ha impedito ai consumatori di continuare a finanziarsi per acquistarle.
Il totale degli “auto loans” ha raggiunto a fine giugno gli $1,24 trilioni, con un incremento di altri $48 miliardi rispetto allo scorso anno.
La preoccupazione degli economisti risiede nel fatto che recentemente gran parte dei finanziamenti vengono erogati anche a debitori “subprime”, quelli con basso punteggio creditizio, la stessa categoria che causò la crisi finanziaria sui mutui nel 2008.
Infine, il tasso di default sui finanziamenti auto ha già superato i livelli precedenti la crisi finanziaria.
CONSIDERAZIONI FINALI
Il livello elevato dei debiti americani è una costante in crescita dell’ultimo trentennio e nonché un pilastro importante dello sviluppo economico. Tuttavia, qualche preoccupazione sta montando tra gli operatori finanziari a causa della sostenibilità negli anni futuri di tutti questi debiti, dell’eventualità che uno di questi pilastri possa crollare o dell’impatto negativo che potrebbe avere sui consumi una contrazione dei debiti, necessaria per ricostituire i risparmi, ora ai minimi storici ed inferiori al cinque per cento del reddito disponibile.
A Wall Street, le più esposte sono le società di consumi discrezionali, alcune delle quali già in correzione rispetto ai massimi, ma soprattutto i titoli delle costruzioni ed immobiliari, che sono in discesa da diverse settimane ed il cui indice ha raggiunto i minimi da 10 anni. Anche le catene di ristorazione sono in calo e potrebbero risentire di una eventuale contrazione dei consumi con l’approssimarsi della stagione natalizia.
Al contrario, i titoli tecnologici sembrano ora più difensivi, malgrado abbiano registrato guadagni stellari nell’ultimo decennio e siano anch’essi esposti a potenziali correzioni degli indici.