Si tratta di due parole che tornano di auge a distanza di un biennio o triennio e che possono essere spesso legate tra loro quando una fetta dei parlamentari li utilizzano per sostenere le proprie convinzioni economiche.
La scorsa settimana Trump ha sventolato di nuovo la minaccia dello SHUTDOWN, con la scusa di trovare i finanziamenti necessari per costruire il muro anti immigrazione al confine con il Messico, non potendo alzare il livello del debito pubblico oltre l’attuale soglia dei 20 trilioni di dollari, senza il consenso di una determinata maggioranza parlamentare.
CHE COSA è LO SHUTDOWN?
Il Congresso deve approvare ogni anno il bilancio pubblico per l’esercizio successivo entro il 30 di settembre, termine della chiusura dell’anno fiscale, evidenziando i capitoli di spesa che debbono essere finanziati.
Qualora prevalgano i contrasti sui tagli da imporre o sulle nuove tasse da raccogliere ed i conti non tornino, evento piuttosto frequente, i politici spesso approvano un esercizio provvisorio per giorni, settimane o addirittura mesi, mentre cercano di raggiungere un accordo. Nel caso questo accordo non venga per nulla conseguito, il governo CHIUDE, vale a dire che inizia il progressivo SHUTDOWN di tutte le attività pubbliche.
Tale evento si è verificato per diverse volte dal 1970 ad oggi, solitamente per pochi giorni, e può danneggiare l’umore dei mercati finanziari.
Il congresso riaprirà dalle sue lunghe vacanze il 5 settembre e da quella data avrà solo dodici giorni lavorativi per approvare le misure di spesa per mantenere la macchina amministrativa aperta.
COSA SUCCEDE SE IL GOVERNO FALLISCE?
Qualora le decisioni di spesa non siano approvate entro il primo di ottobre, alcune attività amministrative, ad iniziare da quelle meno strategiche, chiuderanno i battenti in virtù dell’impossibilità di pagare emolumenti e fornitori.
Il più recente shutdown risale all’ottobre del 2013, indotto dalla necessità di finanziarie la riforma sanitaria da parte dell’amministrazione democratica (l’Obamacare), provvedimento osteggiato invece dalla maggioranza repubblicana. La chiusura fu di circa due settimane e provocò una certa turbolenza sui mercati.
Negli anni ’90 le chiusure furono tre, con la più estesa di 21 giorni. Negli anni ’70 ed ’80 ce ne furono 14, di cui alcune parziali ed altre di solo pochi giorni.
COSA E’ IL DEBT CEILING?
Il “debt ceiling” è un limite legislativo che stabilisce quanto denaro il governo federale può prendere a prestito attraverso l’emissione di debito pubblico da parte del Tesoro.
Una volta che tale limite è raggiunto, il Congresso è costretto ad alzarlo o diversamente il governo non può continuare ad indebitarsi e andrà in tempi rapidi in default o diventerà insolvente, qualora non sia in grado di pagare i propri fornitori e/o i dipendenti.
Il Tesoro ha già comunicato al Congresso di alzare il limite entro il 29 di settembre, sebbene il default possa essere evitato fino alla metà di ottobre in virtù di misure straordinarie che il ministero economico ha predisposto già dallo scorso marzo proprio in previsione di un braccio di ferro tra democratici e repubblicani sull’argomento.
SE IL DEBT CEILING NON FOSSE ALZATO?
Nel caso in cui il limite non fosse adeguato al rialzo, il governo non è in grado di indebitarsi ulteriormente o far fronte ai suoi impegni sia industriali che finanziari, i quali includono anche i titoli del debito pubblico. Tale evento penalizzerebbe sicuramente il rating del debito americano, come avvenne già nel 2011, ma sicuramente in misura molto più grave.
Lo stallo politico non ha mai portato, negli anni passati, gli Stati Uniti a dichiarare default, ma ci è andato molto vicino.
Nel 2011, come accennato, S&P500 tolse la tripla AAA di rating agli USA e provocò le più significativa correzione dei mercati finanziari dal 2007-09, nel pieno della crisi finanziaria.
COME SONO COLLEGATI BUDGET e DEBT CEILING
I due processi seguono percorsi separati, ma possono essere mischiati per esigenze politiche. Solitamente, sono i repubblicani che si oppongono ad un aumento del tetto del debito, in quanto sono favorevoli ad una maggiore disciplina fiscale attraverso tagli di spesa.
COME FUNZIONA IL GIOCO POLITICO
Sia il budget che l’innalzamento del debito pubblico possono essere approvati dalla Camera a maggioranza repubblicana, ma necessitano di 60 voti al Senato con soli 52 senatori repubblicani tra i cento rappresentanti, dovendo di conseguenza fare affidamento anche sulla disponibilità di alcuni esponenti democratici.
Trump ha fatto del muro tra Usa e Messico uno dei capisaldi della propria campagna elettorale. Molti repubblicani conservatori sono favorevoli su questo punto e sono disponibili a dichiarare lo shutdown pur di finanziare il progetto. Al contrario, i moderati sono più inclini ad evitare la chiusura, mentre i democratici sono contrari alla costruzione del muro.
In definitiva, sia l’amministrazione Trump che gran parte dei politici sono favorevoli ad un “clean bill” per il debt ceiling, vale a dire per un innalzamento che non coinvolga altri temi, ma i conservatori repubblicani pretenderanno importanti tagli di spesa per approvare l’innalzamento del limite del debito e useranno tale arma, come in passato, come forma di ricatto.
L’URAGANO HARVEY
La tempesta ambientale che si è abbattuta nell’ultima settimana di agosto sulla costa del Golfo del Messico mettendo in ginocchio anche Houston, la quarta città più popolosa del Paese, sembra ridurre la probabilità di uno “shutdown” ad ottobre, ma non ad escluderlo integralmente.
Nel dettaglio, Trump dovrebbe riuscire ad ottenere tutti i finanziamenti necessari per agevolare la ripresa delle zone alluvionate, ma potrebbe comunque pagare dazio su altre misure imposte dai democratici o dai repubblicani più conservatori che lo tengono in scacco.