Cinque sedute che hanno messo in difficoltà i ribassisti che erano pronti, lancia in resta, all’assalto finale, spalleggiati da grandi investitori e speculatori sempre più scettici sulla possibilità di reagire degli indici, ingabbiati da settimane in un movimento laterale.
Indistintamente, tutti i listini mondiali si sono lasciati alle spalle i timori della Cina e del Giappone, fino all’incubo del rialzo dei tassi USA. Quello che sembrava uno spauracchio insormontabile si è rivelato, invece, un ottimo compagno di viaggio, alimentando il rialzo in questa settimana euforica.
Di colpo il rialzo dei tassi fa meno paura e viene, al contrario, considerato un segnale di forza dell’economia a stelle e strisce, almeno in questa ottava.
USA
Quella appena conclusa è stata la miglior settimana dal 18 marzo con il Dow Jones che guadagna il 2,1%, lo S&P500 il 2,2%, mentre il Nasdaq accelera del 3,3% segnando il miglior risultato dal 19 febbraio.
La performance degli indici non nasconde le difficoltà dell’economia riassunte nell’indice PMI Composito (manifattura + servizi) che evidenzia quanto la ripresa sia sempre debole, con l’indicatore in discesa dalla fine del 2014.
In un colpo solo le vendite di nuove abitazioni sonno esplose di oltre il 16 % e, qualora non consideriamo la revisione al rialzo, il balzo è di oltre il 20%. Il dato ha acceso i mercati, ma non potrà da solo sostenere i listini.
La “earning season” del primo trimestre, ormai conclusa, è la sesta consecutiva con un calo degli utili e conferma che le valutazioni dei titoli sono eccessive rispetto ai fondamentali.
ASIA
La Cina rimane, al tempo stesso, l’opportunità e l’incubo della regione. Nel primo trimestre il Paese ha fatto registrare una crescita del PIL di $180 miliardi, a fronte di un indebitamento di $1,055 miliardi. La prima economia asiatica è stata, da inizio secolo, anche il principale motore dell’economia mondiale.
Pechino, infatti, consuma il 45% della produzione mondiale di rame, il 50% dell’acciaio ed incide per circa il 12% sul totale del commercio mondiale. In risposta al rallentamento della crescita interna, il governo ha accelerato lo stimolo monetario nella seconda metà dello scorso anno, abbassato i tassi di interesse, incrementato la spesa fiscale e ridotto le restrizioni al mercato immobiliare.
Tali manovre sono riuscite a stabilizzare i focolai di crisi che sono esplosi negli ultimi dodici mesi (agosto e gennaio), a scapito, tuttavia, di un’impressionate incremento dei debiti.
Deflazione e crescita inesistente attanagliano, invece, l’economia nipponica, che galleggia, in virtù dello stimolo monetario e della svalutazione dello yen, aiuti esterni che non potranno persistere a lungo.
EUROPA
L’indice PMI manifatturiero dell’area euro scende ad aprile e riflette lo scivolamento della crescita, in scia ad un discreto primo trimestre dell’anno.
A maggio, in rialzo la fiducia delle imprese tedesche con l’indice Ifo superiore alle attese a 107,7 punti che compensa la fiducia dell’investitore, sempre teutonico, la quale, sempre nello stesso periodo, scende a 6.4 punti dagli 11.2 del mese precedente e ben al di sotto della media di lungo periodo a 24.4 punti.
La Francia è bloccata dagli scioperi contro la nuova legge sul lavoro, mentre il tasso di disoccupazione cala anche ad aprile dello 0,6%, sia su base mensile che annua. E’ la prima volta in cinque anni che la disoccupazione si contrae per due mesi consecutivi.
In Italia, tra dicembre 2011 e febbraio 2016, il credito alle imprese si è ridotto di 112 miliardi, un calo impressionante che equivale ad un taglio di oltre l’11% dello stock complessivo. Questo calo si trasforma addirittura in un crollo per le imprese artigiane che, nell’arco degli stessi 50 mesi, hanno subito un taglio vicino al 20% dello stock di credito erogato dalle banche, passando da 55,6 a 44,8 miliardi.
Tale situazione non è cambiata nemmeno dopo gli interventi della Bce.
L’economia spagnola è cresciuta dello 0,8% nel primo trimestre su base trimestrale, in linea con le stime. Su base annuale l’economia sale del 3,4%.
Anche l’economia britannica mostra segnali di stanchezza, confermati dalla discesa sia dell’indice PMI che del Pil.
La Grecia ottiene nuovi aiuti, pari a 10,3 miliardi, che ritornano subito all’Eurogruppo. La riduzione del debito di Atene è più condivisa tra i membri europei, ma è rimandata al 2018.
PAESI EMERGENTI
Il crollo della valuta, conseguenza del petrolio, e le tensioni politiche interne hanno provocato la crescita negativa anche dell’economia nigeriana nel primo trimestre.
MATERIE PRIME
Settimana nera per i metalli ferrosi che continuano a crollare. Il ferro è sceso del 30% in un mese e del 7% in una sola seduta ad inizio ottava.
Anche l’oro è protagonista in negativo registrando la peggiore settimana da inizio anno, in seguito alle rinnovate aspettative di un rialzo dei tassi di interesse statunitensi.
Il metallo giallo si avvicina alla soglia dei 1.200 dollari l’oncia.
Lo Zinco è, al contrario, l’unica eccezione positiva con un rally del 16% da inizio anno.
VALUTE
La forza del dollaro esalta i mercati azionari, favorendo euro ed yen, ma mette sotto pressione le valute dei Paesi emergenti. La Cina è stata costretta a svalutare lo yuan ad inizio settimana che è sceso ai livelli del 2011.
COMMENTO
Venerdì 27 maggio l’indice S&P 500 è arrivato al 257esimo giorno di contrattazioni senza segnare nessun record. Soltanto altri due rally di lungo termine sono andati così avanti, senza che venissero segnati nuovi record per periodi di tempo più lunghi: 272 giorni nel 1984 e 361 giorni nel 1961. Il trend si manifesta in un momento in cui le aziende scambiate sull’indice hanno assistito a un calo degli utili per cinque trimestri consecutivi, qualcosa che non avveniva dalla crisi finanziaria del 2008-2009.
La settimana molto positiva dei mercati azionari ha fatto dimenticare, ma non dissipato, che l’economia mondiale è sempre afflitta da un problema di crescita anemica e deflazione, quasi ovunque. L’euforia dei mercati azionari è un buon anestetico, ma può curare alcuni sintomi e non la malattia.