Non solo i mercati azionari asiatici ed europei alternano giornate di discesa a recuperi repentini nella giornata successiva, anche se spesso solo parziali, ma anche Wall Street ha registrato, nella settimana appena conclusa, un andamento altalenante. La Fed è ora spaesata dalle crepe evidenziate negli ultimi dieci giorni dal mercato del lavoro americano e rimane aggrappata al mercato azionario che non può permettersi di far sbandare, malgrado il calo di utili, ricavi ed il peggioramento di diverse componenti macro economiche.
La Banca Centrale è sempre più in sintonia con Wall Street, intenta a non danneggiare un trend rialzista che potrebbe avere ulteriore ripercussioni su una crescita economica giudicata da molti osservatori insoddisfacente.
L’estate è alle porte, un periodo raramente favorevole agli indici di Borsa, ragione per la quale il prossimo rialzo dei tassi di interesse americano sarà posticipato a settembre o forse anche al 2017, visto che la Banca Centrale non intenderà influenzare la corsa alle Presidenziali di novembre, per evitare ulteriori critiche sul suo già molto discusso operato.
Uno studio di UBS sulla correlazione dei fattori che incidono sulle decisioni della Federal Reserve ha confermato che lo S&P500 è il primo della lista seguito dal settore manifatturiero, vero tallone d’Achille dell’economia a stelle e strisce negli ultimi anni.
USA
Continua il dibattito sullo stato di salute dell’economia. Alcuni settori quali il sanitario e la finanza mostrano un deciso recupero, mentre l’energia ed il manifatturiero arrancano da diversi mesi e proseguiranno anche nei prossimi.
Sostanzialmente, gli Stati Uniti si comportano allo stesso modo sin da quando sono usciti dalla recessione a metà 2009. Crescono, ma alla metà del loro vero potenziale. Anche i dati sul lavoro dello scorso aprile segnalano una “slow-growth economy”, vale a dire una economia che si muove a passo di tartaruga, ma non ancora in recessione, mentre il rimbalzo delle vendite al dettaglio ad aprile non nasconde la crisi del settore delle grandi catene evidenziato nelle trimestrali e nei risultati di aprile.
Di sicuro, il trend decrescente degli utili delle società a stelle e strisce dovrà essere invertito già dal corrente trimestre per evitare ulteriori decelerazioni, sia nella crescita economica che negli indici di Borsa.
ASIA
Lo yen ha salvato i mercati continentali nella scorsa ottava in assenza di dati macro economici rilevanti, ad eccezione di quelli cinesi sulla bilancia commerciale che presentano un nuovo deterioramento sia delle esportazioni che delle importazioni, ad aprile, cancellando un tentativo di recupero nel mese precedente. La reiterata affermazione del governo cinese di non eccedere con nuovi stimoli creditizi ha penalizzato sia i listini di Shanghai che di Hong Kong, i peggiori della settimana asiatica, mentre è probabile che il trend negativo prosegua anche nelle prossime settimane.
EUROPA
Luci ed ombre anche nelle economie del vecchio continente. Sdoganata la paura per una nuova crisi greca, anche se solo per qualche mese, l’attenzione si concentra sul referendum a favore della Brexit, ormai sempre più vicino (23 giugno).
Dati contrastati sono usciti, invece, dalla prima economia continentale con gli ordini dell’industria del mese di marzo al di sopra delle attese compensati, sempre nello stesso periodo, della produzione industriale in calo per il secondo mese consecutivo, a causa della debolezza della domanda interna. La Germania ha, infine, evidenziato una crescita del Pil dello 0,7% nel primo trimestre, il doppio di quello stimato, grazie ad un aumento della spesa privata e pubblica che compensa il calo delle esportazioni.
Un’altra settimana di passione per le banche italiane ampiamente penalizzate sul listino domestico, in seguito alla pubblicazione dell’incremento delle sofferenze e della diminuzione degli impieghi nel mese di marzo.
La Banca di Francia ha anticipato le previsioni di crescita del secondo trimestre al +0,3%.
MATERIE PRIME
Ancora una settimana di passione per i principali metalli ferrosi ed anche per il rame che continuano a scendere sensibilmente rispetto al picco annuo del 22 aprile, in seguito allo sgonfiamento del mercato dei derivati cinese.
Petrolio sempre vicino ai massimi dell’anno, malgrado l’Iran sia già tornata ai massimi della produzione pre embargo ed il numero dei pozzi di trivellazioni statunitensi (oil + gas) sia diminuito nella settimana di altre nove unità, toccando il nuovo minimo storico di 406.
Da inizio 2015 il numero dei pozzi di trivellazioni chiusi ha raggiunto l’80% del totale.
VALUTE
Cielo più sereno sulle valute emergenti, malgrado il recupero del dollaro sul finire dell’ottava abbia indebolito yen ed euro sostenendo la tenuta sia delle Borse europee che di quella giapponese.
COMMENTO
Wall Street rimane, senza dubbio, il miglior mercato azionario da inizio anno, mentre Europa ed Asia continuano a mostrare, al contrario, un maggior nervosismo. Sebbene abbiano mantenuto le posizioni della scorsa settimana, il trend negativo dei principali listini mondiali, da inizio maggio, non potrà essere invertito, qualora anche lo S&P500 inizi a zoppicare.
Facile aggrapparsi all’adagio borsistico più noto del “sell in may and go away”, ma i grandi investitori negli USA continuano a vendere azioni, già da diverse settimane, lasciando al retail (il piccolo risparmiatore) ed alle società che si ricomprano le azioni (buyback) l’onere di sostenere il rally del mercato.
La Grecia è salva, per il momento, mentre l preoccupazioni politiche si spostano in Sud America. In Brasile la Presidente Rousseff è sotto scacco, in seguito alla richiesta di dimissioni votata da entrambi i rami del Parlamento.
In Venezuela, la situazione è ancora più drammatica con il Paese in preda ai saccheggi ed il coprifuoco imposto in diverse città.