Il Fondo Monetario Internazionale abbassa le stime di crescita del’economia mondiale dal 3,7% al 3,6% per il corrente anno. Nello specifico: USA 2.8%, UK 2.9%, Giappone 1.4%, Germania 1.7%, Francia 1.0%, Italia 0.6%, Spagna 0.9%. Già a prima vista sembrano troppo ottimistiche e verranno sicuramente sbugiardate, come sempre accaduto nell’ultimo lustro.
La settimana sui mercati finanziari è stata ampiamente negativa con l’eccezione della seduta centrale di mercoledì, in seguito alla pubblicazione della minuta dell’ultima riunione della Fed, che confermava un atteggiamento ancora espansivo, qualora fosse necessario. Dolce musica per i mercati azionari che hanno cercato di recuperare le perdite accumulate nel venerdì precedente e ad inizio settimana, per poi crollare nuovamente nelle due sedute successive. La prima settimana di trimestrali USA, poco confortanti, non ha certo contribuito ad eliminare il crescente pessimismo degli investitori.
Riprendono le tensioni in Ucraina orientale tra nazionalisti russi, favorevoli alla indipendenza più che all’annessione con Mosca, ed il Governo centrale di Kiev.
MERCATI FINANZIARI: l’indice azionario giapponese perde il -7%, registrando la peggior settimana dal terromoto/tsunami di Fukushima /marzo 2001). Negli Stati Uniti, tutti gli indici azionari sono negativi da inizio anno. Lo S&P500 perde il -2,6%, peggiore performance da maggio 2012. Ancor peggio si comporta il Nasdaq (listino tecnologico), in calo per la settima settimana consecutiva, con l’indice che chiude sotto i 4.000 punti, per la prima volta dal 3 febbraio. Alcuni titoli sono stati massacrati, con perdite da -20% a -50%, rispetto ai recentissimi massimi storici. Anche l’indice biotecnologico crolla del -21% dal record dello scorso febbraio. Europa che si allinea all’andamento generale. I listini di Italia e Spagna sono i più penalizzati, in quanto avevano corso più delle altre Borse del continente da inizio anno. Milano perde quasi il -5% in due sedute.
Direzione contraria invece per i mercati obbligazionari, con qualche ritracciamento solo nell’ultima seduta settimanale. Gli spread ed i rendimenti hanno beneficiato dell’ incredibile, e assolutamente fuori luogo, entusiamo per il ritorno della Grecia sul mercato dei capitali, con l’emissione di un bond a cinque anni andato a ruba, quattro anni dopo l’ultima operazione sui mercati internazionali, due ristrutturazioni del debito e oltre 240 miliardi di bailout (salvataggio).
Sugli altri mercati obbligazionari si è assistito ad una sorta di “flight to quality”, tipico dei periodi di turbolenza sugli indici azionari. Nello specifico il rendimento del decennale USA è sceso al 2,62%, del trentennale al 3,47%, minimo da otto mesi. Stessa sorte per il bund tedesco che scivola sotto l’1,5%, record da giugno 2013.
Coloro i quali sostenevano il rialzo infinito dei mercati azionari, ora si interrogano sulla profondità della correzione. Gli ottimisti continuano a superare i pessimisti e si dicono convinti che la discesa è salutare e funzionale al raggiungimento di nuovi massimi storici. Vedremo chi avrà ragione, ma credere nel continuo intervento delle banche centrali a sostegno delle quotazioni è una impresa da folli. Un po’ di buon senso, invece, dovrebbe aiutare ad interpretare questi recenti scossoni come segnali di malessere e di conseguenza mantenere un atteggiamento ancora più prudente verso gli investimenti a rischio.
MERCATI EMERGENTI: focus su India ed Ungheria dove si stanno svolgendo importanti elezioni politiche e sulla crisi ucraina.
TURCHIA: vendite di auto a marzo crollano del -27% sull’anno precedente. La svalutazione della lira turca sta iniziando ad impattare negativamente sulla crescita, già in modo evidente.
VENEZUELA: crisi dimenticata ma il numero di morti ha superato le 40 unità e non conosciamo quello degli arrestati.
UNGHERIA: l’Ungheria conferma il populista Orban, personaggio molto controverso, alla guida di un partito di destra, reo di aver cancellato negli scorsi anni importanti libertà democratiche. Il raggiungimento della maggioranza assoluta consentirà al Governo di continuare purtroppo su questa strada. Preoccupa, altresì il risultato dell’estrema destra razzista, al 18%.
INDIA: sono iniziate le votazioni più imponenti in tutto il pianeta, con il coinvolgimento di 815 milioni di elettori. La durata, comprensiva di vari ballottaggi, sarà di cinque settimane. Il partito favorito è quello all’opposizione di maggioranza indù, mentre si profila una sconfitta clamorosa per il governo della dinastia Gandhi. I risultati finali si conosceranno il 16 maggio. Ci sono forti aspettative che l’attuale opposizione, una volta al Governo, possa rivitalizzare la moribonda economia indiana, cresciuta nel 2013 al +4,5%, la metà rispetto alla media dell’ultimo decennio. I mercati domestici ci hanno già pesantemente scommesso, trascinando la Borsa ai massimi storici e provocando un discreto rimbalzo della rupia, da inizio anno, dopo il forte deprezzamento dello scorso anno (-22%).
INDONESIA: Scende il mercato azionario del -3%, la peggior discesa da agosto, in seguito alle elezioni politiche che indeboliscono la coalizione governativa. Anche la rupia si indebolisce al minimo delle ultime tre settimane.
BRASILE: cresce l’inflazione del +0,93% a marzo, il maggior rialzo mensile dal 2003 e oltre le aspettative degli analisti.
UCRAINA-RUSSIA: ripartono, dopo qualche giorno di calma, le scaramucce diplomatiche con la Russia. Nelle regioni orientali di confine, alcuni gruppi di filo-russi hanno assalito municipi e stazioni di polizia chiedendo l’intervento di Mosca. Kiev ha minacciato lo sgombero con la forza, ma, ad ultimatum scaduto, non è intervenuta sperando in una soluzione pacifica, difficile da negoziare. Le truppe sovietiche si mantengono numerose (oltre 40k), in attesa di intervenire, qualora provocate. Dal punto di vista economico, la Russia pretende il pagamento del gas arretrato da parte di Kiev, la quale non è in grado di onorarlo.
EUROPA: l’indice di fiducia degli imprenditori ad aprile sale a 14,1, rispetto alla stima di 13,9.
Cemento: approvato il piano di fusione della svizzera Holcim con la francese Lafarge, che farà nascere il più grande gruppo al mondo nel settore.
GERMANIA: cala l’export del -1,3% a febbraio, rispetto al mese precedente. Import +0,4%, dal 4,1% precedente, ma sopra le stime. Il surplus commerciale scende a €15.7B da €17.3B. Sembra che il rallentamento dell’economia cinese cominci a farsi sentire anche in Germania.
AUSTRIA: il debito supererà l’80% del Pil, a causa del probabile sostegno governativo all’insolvenza del gruppo bancario HYPO ALPE.
SLOVENIA: Crescono i problemi nel piccolo Paese slavo.Il budget 2014 è completamente fuori rotta, a seguito delle eccessive spese nel primo bimestre. La disoccupazione è salita al 10.1% nel 2013, contro l’8.9% del 2012 e l’8.2% nel 2011.
ITALIA: la spesa pubblica è cresciuta del +1% nel quarto trimestre 2013, sull’anno precedente, mentre i redditi sono calati del -1,4% nello stesso periodo. Asta del BTP a tre anni al nuovo minimo storico a 0,93%.
Nuovo pesante calo della pubblicità raccolta dalla carta stampata in Italia nel mese di febbraio. Secondo i dati Fcp pubblicati da Primaonline gli investimenti su quotidiani e periodici sono scesi del -15% con una contrazione del -15,3% del fatturato dei quotidiani ed un calo del -13,8% del fatturato dei settimanali. I mensili registrano una discesa del -14,9% del fatturato.
SPAGNA: output industriale cresce a febbraio del +2.8%, sull’anno precedente. Le transazioni immobiliari proseguono invece il crollo -27,6% a febbraio sull’anno precedente, rispetto al -23.2% di gennaio. Aumenta il consumo di cemento per il primo mese, dopo oltre sei anni: +12,6% a marzo sull’anno precedente. Nel primo trimestre la crescita è ancora negativa (-2,2%) e nell’anno (aprile-marzo) del -16,2%.
IRLANDA: emette 1 mld bond a 10 anni al 2,92% di rendimento, precedente 2,97%.
GRECIA: le esportazioni crollano del -13.2%, esclusi i prodotti petroliferi, su base trimestrale, a febbraio, mentre le importazioni scendono del – 5.6%.Si tratta del quinto mese consecutivo di calo. L’ultimo mese di salita delle esportazioni è stato a settembre. Disoccupazione a gennaio al 26,7%, in calo dal 27,2% di dicembre. Inflazione -1,3% a marzo, rispetto al -1,1% di febbbraio. Anche il settore delle costruzioni continua a decrescere a gennaio, confermando che il recupero di ottobre e novembre è stato del tutto temporaneo. Nel primo mese dell’anno sono stati infatti rilasciati solo 917 permessi di costruzione in tutto il Paese, il -35,3% in meno, rispetto allo scorso anno. Il settore delle costruzioni è in calo dal 2007, a parte i due mesi dell’anno scorso.
USA: il 98% di tutto il credito al consumo nell’anno passato riguarda prestiti auto e allo studio, le due nuove bolle creditizie nel Paese. A febbraio il totale dei prestiti personali aumenta ($16,5 mld), oltre le aspettative ($13,8 mld). Le crescita delle vendite all’ingrosso si attenua per il terzo mese consecutivo.
TRIMESTRALI USA: Delude Alcoa, il gigante dell’alluminio. Con il solito trucco batte le attese in termini di utili per azioni, grazie al buy back azionario, ma il fatturato cala per il quinto trimestre consecutivo. Inaspettato, ma assai prevedibile calo di fatturato ed utile per la la banca d’affari JPMorgan, una dei sei colossi del credito statunitense. Stupisce il crollo dei mutui erogati del -76%, rispetto allo scorso anno, con solo 100 basis points di aumento dei tassi. La ripresa del mercato immobiliare si conferma di argilla ed anche i tassi di default sui pagamenti dei mutui sono di nuovo in crescita.
GIAPPONE: il primo aprile, il Giappone ha alzato l’IVA dal 5 all’8%, una manovra ripetuta anche nel 1997 che portò il Paese in recessione. I primi riscontri non sono molto confortanti. Oltre al crollo dell’indice azionario, le vendite sono scese a doppia cifra in diversi grandi magazzini del Paese. E’ tuttavia ancora presto per un bilancio definitivo, in quanto molti giapponesi avevano fatto ampie scorte, in previsione dell’incremento dell’aliquota. La Banca centrale ha confermato l’orientamento espansivo, mantenendo gli acquisti di titoli pubblici a ¥60-70 trilioni ($580-680mld) annui, un livello ormai superiore al quantitative easing americano.
CINA: prezzi al consumo di marzo calano del -0,5%, rispetto a febbraio, mentre quelli alla produzione scendono per il 25esimo mese consecutivo, ben più a lungo rispetto al periodo di deflazione che seguì la Grande Recessione.
Un altro emittente di obbligazioni ad alto rendimento ha dichiarato bancarotta in settimana. Analisti ed economisti si aspettano altri default quest’anno su prestiti, obbligazioni e finanziarie (shadow banking). Semiconduttori, software, materie prime e costruzioni sono i settori più a rischio.
MATERIE PRIME: l’oro sale fino a $1.320, mentre il petrolio raggiunge i $103 al barile per le tensioni in Ucraina. Ritorna a salire anche il caffè per problemi climatici in Brasile.
BANCHE: la dimensione media degli assets delle banche dei Paesi del G7 pre-crisi era di $1,3 trilioni, mentre ora supera i $1,7 trilioni, a conferma che il sistema finanziario non ha delevereggiato, ma è ancora a più forte rischio di collasso.
La qualità degli assets delle banche italiane continua a deteriorarsi, anche se a ritmo più contenuto. A febbraio le sofferenze sono cresciute del +1,6%, rispetto al mese precedente, contro il +3,6% di gennaio ed il +4,8% di dicembre.
L’erogazione di credito delle banche greche scende del -5,5% a gennaio, contro il -6% di dicembre.
Bank of America chiuderà le sue attività in alcune città tra Filippine, Messico e Costa Rica, lasciando a casa 3.000 persone. La banca ha eliminato 46k posti di lavoro, pari al 16% della forza lavoro, dalla fine del 2010.
VALUTE: Euro si rafforza fino a 1,39 contro dollaro, malgrado la volontà a parole della BCE di indebolirlo. Grosse variazione nel rapporto dollaro/yen. Dopo essere scivolato fino a 104, lo yen si è rafforzato fino a 101,5. La chiusura di posizione speculative (carry trade) ha innescato le vendite sui mercati azionari.
SINTESI: l’incrollabile fiducia nei mercati finanziari sembra al capolinea. Il ritorno con i fuochi di artificio (emissione da €3 mld contro richieste per 20 mld) della Grecia sui mercati dei capitali non deve illuderci. Scioperi nella stessa Grecia mercoledì e manifestazioni a Roma e Parigi contro l‘austerità sabato confermano che il disagio sociale è ancora presente e cresce. Le misure di flessibilità di lavoro, introdotte in alcuni Paesi, non sono sufficienti a creare nuova occupazione. Le sfide sono ancora lunghe e difficili. Le politiche monetarie hanno ormai le armi spuntate ed i mercati finanziari cominciano a capirlo. La liquidità non è infatti più sufficiente per sostenere quotazioni stellari, quando utili e fatturato continuano a calare. I bassi tassi di interesse stanno dando molto ossigeno ai governi dei Paesi periferici europei, ma anche a Francia, Olanda e soprattutto Stati Uniti e Giappone. C’è un problema di crescita non indifferente: risulta ancora troppo modesta per creare occupazione e ridurre il debito.